I cosiddetti affitti brevi prevedono la possibilità di optare per la cedolare secca. Come funziona questo meccanismo? Quando può essere scelto? Lo chiarisce l’Agenzia delle Entrate, rispondendo al seguente quesito di un contribuente.
“È vero che per poter scegliere il regime della cedolare secca sugli affitti di breve periodo esiste un limite al numero delle unità immobiliari che è possibile dare in locazione? E da quando?”.
Paolo Calderone risponde su FiscoOggi
Il regime fiscale delle locazioni brevi è disciplinato dall’articolo 4, commi 2 e 3, del decreto legge n. 50/2017. Esso prevede che per i redditi derivanti dai contratti di locazione breve è possibile applicare il regime agevolato di tassazione della “cedolare secca” (imposta sostitutiva con l’aliquota del 21%).
Si ricorda che per locazioni brevi devono intendersi quei contratti di locazione di immobili a uso abitativo, stipulati da persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, di durata non superiore a 30 giorni, compresi quelli che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali.
A partire dal periodo d’imposta 2021, per effetto della disposizione contenuta nel comma 595 della legge n. 178/2020, il regime fiscale delle locazioni brevi può essere riconosciuto “solo in caso di destinazione alla locazione breve di non più di quattro appartamenti per ciascun periodo d’imposta”. Negli altri casi, infatti, l’attività di locazione si presume svolta in forma imprenditoriale.
Si ricorda, infine, che questa disposizione è valida anche quando i contratti sono stipulati mediante l’intervento di intermediari immobiliari o attraverso soggetti che gestiscono portali telematici.