Com’era facile prevedere, la pandemia ha avuto un effetto devastante sul mercato degli affitti. Lo smart working e la didattica a distanza hanno quasi azzerato le locazioni per motivi di lavoro o di studio. Come ha reagito il mercato nel 2021? Vediamolo insieme.
“Dopo un 2020 che ha chiuso con un importante calo dei canoni residenziali - afferma Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa -, nel primo semestre del 2021 si iniziano a vedere i primi segnali di inversione di tendenza: stabili i canoni dei monolocali, +0,4% il rialzo dei canoni dei bilocali e +0,3% quello dei trilocali. Si riscontrano comunque valori in diminuzione in città come Milano, Bologna, Roma e Firenze, le metropoli che più di tutte le altre hanno sofferto il ridimensionamento dei flussi turistici, degli studenti e dei lavoratori fuori sede. Nei capoluoghi di provincia, al contrario, i valori degli affitti hanno invece continuato a crescere”.
Si conferma la maggiore facilità di affitto per le soluzioni di “qualità”, ben arredate, posizionate in zone servite e luminose. Sempre elevata l’attenzione ai costi condominiali.
I dati del primo semestre del 2021
Nel primo semestre del 2021 il 73,8% degli inquilini ha compiuto una scelta abitativa, optando volutamente per la locazione o non potendo acquistare. C’è una lieve diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando la percentuale era del 74,7%. Diminuiscono anche i lavoratori fuori sede, che passano da 22,6% a 22,4%. Nel periodo pre-Covid la percentuale si attestava a 25,9%. Aumenta invece, nella prima parte del 2021, la percentuale di chi affitta per studio, il 3,8% dei contratti stipulati.
La pandemia ha accentuato la domanda di chi cerca casa in affitto tra chi ha lavori precari o a termine e in chi stava valutando l’acquisto immobiliare, ma si è fermato per timori legati alle incertezze del mondo del lavoro. Il ribasso dei prezzi immobiliari e i mutui più vantaggiosi stanno spingendo verso l’acquisto della casa, ma, nonostante questo, la domanda di locazione è sempre elevata, in particolare tra le fasce di età più giovane: il 43,8% di chi ha preso casa in affitto ha un’età compresa tra 18 e 34 anni.
I dati sui contratti stipulati nella prima parte del 2021 segnalano una contrazione di quelli a canone libero (passato in un anno da 52,0 a 45,6%) ed un aumento del concordato (da 31,4% a 32,2%) e del contratto transitorio, che passa da 16,6% a 22,2%. Questo dato, molto interessante, evidenzia l’aumento del ricorso al canone transitorio: i proprietari di una casa da destinare all’affitto turistico hanno deciso di collocarlo sul settore residenziale con la formula del contratto transitorio per non vincolare l’immobile per troppo tempo e riaverlo a disposizione per ritornare agilmente allo short rent in caso di un’inversione di trend dei flussi turistici.
Interessante anche i dati sul contratto a canone concordato che potrebbe rivelarsi una buona soluzione per inquilini timorosi degli effetti del lockdown e proprietari che ottengono un vantaggio fiscale e una maggiore possibilità di “sostenibilità” del canone da parte dell’inquilino stesso grazie ai canoni calmierati.