Da due anni a questa parte c’è una realtà che si occupa della tutela del settore degli schermi e delle membrane traspiranti, prodotti sempre più centrali nell’ambito della costruzione a secco. È l’AISMT (Associazione Italiana Schermi e Membrane Traspiranti), fondata nel 2008 da un gruppo di cinque aziende leader nella produzione e commercializzazione di tali prodotti sul territorio italiano: Dörken Italia, Icopal, Klöber Italia, Riwega e Monier SpA. Abbiamo incontrato Gabriele Nicoli, Presidente di AISMT, nonché Amministratore Delegato di Dörken Italia, per conoscere meglio la mission dell’associazione e le prospettive di questo settore in forte sviluppo.
Sig. Nicoli, come e quando è nata l’Associazione?
“L’AISMT è stata fondata nel 2008 per volontà comune dei cinque soci, che insieme rappresentano gran parte del mercato italiano. Si tratta di aziende qualificate, che commercializzano prodotti di qualità certificata. Siamo aperti all’ingresso di nuovi soci, purchè abbiano gli SMT come core business, lavorino nel settore da almeno cinque anni e siano presenti in tutta Italia con una rete capillare”.
Quali sono le esigenze e gli obiettivi che hanno portato alla fondazione dell’AISMT?
“Ci prefiggiamo innanzitutto di elevare e garantire la qualità dei nostri prodotti. Questo obiettivo passa obbligatoriamente per una normazione del settore, finora inesistente. Speriamo che l’UNI accolga a breve le nostre richieste e il nostro impegno. Ci teniamo poi a diffondere la cultura degli SMT, dato che, in quanto a mentalità, il nostro Paese è tuttora molto indietro rispetto agli Stati più avanzati d’Europa”.
Che ruolo riveste nel vostro settore l’innovazione e quali sono le principali novità?
“Gli SMT sono prodotti avanzatissimi dal punto di vista tecnologico e in continuo sviluppo. Adesso per esempio, si sta lavorando molto per migliorare la qualità degli schermi riflettenti al calore. Mentre la difesa dal freddo è un problema risolto, la difesa dal caldo è una grande sfida. Gli SMT, da questo punto di vista, sono il prodotto del futuro. La ricerca è incessante anche nel campo delle bande adesive, fondamentali per impedire il passaggio d’aria tra l’esterno e l’interno dell’involucro edilizio”.
Quali sono, anche in virtù dell’innovazione tecnologica, le nuove prospettive per il settore?
“Le prospettive sono ottime. C’è la possibilità di ampliare notevolmente l’impiego degli SMT in edilizia e di entrare in più tipologie costruttive. Finora le membrane traspiranti sono state utilizzate soprattutto nelle coperture, in particolare in quelle in legno, ma possono rivelarsi validissime anche nelle strutture verticali”.
Il mercato degli SMT in Italia è in via di sviluppo. La diffusione è omogenea sul territorio italiano?
“No, gli SMT vengono utilizzati soprattutto al Nord, nelle zone montagnose e in quelle a più alto rischio sismico. Sono ideali nelle costruzioni in legno ed è quindi naturale che abbiano una maggiore diffusione nelle aree in cui si usa di più questo materiale”.
Che obiettivi si pone l’Associazione per il nuovo anno?
“Vorremmo chiudere il 2011 con una normativa nazionale e innalzare la qualità dei prodotti in commercio. Ce ne sono di molto economici, che all’atto pratico si rivelano totalmente inadatti. La professionalità è un fattore che non va mai trascurato: il mercato degli SMT può e deve crescere, ma non lo deve fare in maniera selvaggia”.
La comunicazione è stata investita da un’autentica rivoluzione negli ultimi anni. All’interno dei nuovi scenari che ne sono scaturiti, voi come vi muovete?
“La comunicazione è un aspetto fondamentale per noi, dato che vogliamo che si affermino sempre più una cultura e una coscienza degli SMT. Punteremo sicuramente sui seminari, momenti di incontro diretto con i professionisti. Abbiamo già sperimentato questa formula e funziona molto bene. Abbiamo intenzione, poi, di utilizzare di più internet, che consente anche di abbattere i costi rispetto alla carta e ad altre forme di comunicazione. Ci preme trasmettere questo messaggio: la traspirazione è un tema importantissimo, nell’abbigliamento come nell’edilizia. Se tutti lo capissero, gli edifici italiani sarebbero decisamente più performanti”.