Quanto è attento all’ambiente il nostro Paese? E più precisamente, quali sono le sue performance climatiche? Ce lo dice il Climate Change Performance Index 2025, rapporto annuale di Germanwatch, CAN e NewClimate Institute, realizzato in collaborazione con Legambiente. Vediamo cosa emerge.
L’Italia con il 43° posto si conferma nella parte bassa della classifica tra i paesi del Pianeta e dell’Ue. Pesano il rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti e una politica nazionale inadeguata a fronteggiare la crisi climatica, a partire da un PNIEC poco ambizioso.
Danimarca, Olanda e Regno Unito sono in testa alla classifica di quest’anno, mentre Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Iran sono il terzetto di coda. La Cina scivola al 55esimo posto, perdendo 4 posizioni.
Preoccupa ritardo per il phasing-out dei combustibili fossili, nonostante la continua e rapida crescita delle rinnovabili. Secondo Legambiente: “L’Italia sul fronte energetico persegue una politica miope incentrata su fonti fossili e su un possibile ritorno del nucleare. Si punti su un hub nazionale delle rinnovabili, semplificando e velocizzando gli iter autorizzativi, e si riducano le emissioni del 65% entro il 2030 in coerenza con l’obiettivo di 1.5°C”.
L’Italia, rispetto agli altri Paesi del Pianeta e dell’Ue, continua ad essere in forte ritardo sulle performance climatiche. Il Belpaese, dopo il crollo in classifica registrato lo scorso anno che le era valso il 44esimo posto, perdendo 15 posizioni, si conferma anche nel 2024 nella parte bassa della classifica, piazzandosi in 43esima posizione. Nessun miglioramento importante per l’Italia, che anzi resta in una posizione di stallo ben lontana dalle prime posizioni, che vedono in testa, ma a partire solo dal quarto posto: Danimarca (4), Olanda (5) e Regno Unito (6). Sul risultato ottenuto dalla Penisola continuano a pesare il rallentamento della riduzione delle emissioni climalteranti (38° posto della specifica classifica) e una politica climatica nazionale (55° posto della specifica classifica) fortemente inadeguata a fronteggiare l’emergenza climatica con un PIENC poco ambizioso.
A pesare sulle performance dell’Italia un Piano Nazionale Integrato Energia e Clima poco ambizioso negli obiettivi generali di riduzione delle emissioni al 2030, ma anche nelle soluzioni, che si nasconde dietro il dito del pragmatismo e della neutralità tecnologica, ricorrendo ancora una volta a false soluzioni, come la CCS e il nucleare, che faranno solo perdere tempo e risorse al nostro Paese, rischiando inoltre di rendere sempre meno competitiva l’Italia sia a livello europeo che mondiale. Il piano, infatti, consente una riduzione complessiva delle emissioni entro il 2030 di appena il 44,3% rispetto al 1990. Un ulteriore passo indietro rispetto al già inadeguato 51% previsto dal PNRR.
Ambiente: cosa può fare di più l’Italia?
Secondo il Paris Compatible Scenario elaborato da Climate Analytics, il nostro Paese è in grado di ridurre le sue emissioni climalteranti di almeno il 65% grazie al 63% di rinnovabili nel mix energetico ed al 91% nel mix elettrico entro il 2030. E così arrivare nel 2035 al 100% di rinnovabili nel settore elettrico, confermando il phase-out del carbone entro il 2025 e prevedendo il phase-out del gas fossile entro il 2035. In questo modo sarà possibile raggiungere la neutralità climatica già nel 2040. Solo così sarà possibile vincere la sfida della duplice crisi, energetica e climatica, che rischia di mettere in ginocchio l’Italia.