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Anev: Renzi intervenga affinchè il MiSE emani il DM rinnovabili non fotovoltaiche

Energie rinnovabili di
Secondo l’Associazione è inspiegabile che il Governo non abbia ancora risposto alle istanze mondiali sui cambiamenti climatici, specie data la presenza di un settore proficuo come l’eolico


Il Governo Renzi a parole si impegna nellalotta ai cambiamenti climatici, ma nei fatti è in grave ritardo con il DM atteso da dicembre 2014 senza il quale le rinnovabili rischiano il collasso.
Il settore eolico e quello delle altre rinnovabili non fotovoltaiche sono ancora in attesa dell’emanazione del DM rinnovabili elettriche per la definizione dei contingenti d’asta per l’accesso agli incentivi per il biennio 2015-2016, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. È da quasi un anno che gli operatori del settore si trovano a lavorare in assenza di riferimenti normativi per il presente e per il futuro, impossibilitati a pianificare le loro attività industriali, con conseguenze devastanti per il comparto, con la perdita di posti di lavoro e per il Paese, con la fuga di capitali d’investimento all’estero.

A ciò si aggiunga l’esigenza di fronteggiare il cambiamento climatico, il surriscaldamento globale e le catastrofi ambientali, ormai chiara a tutti. Le maggiori personalità mondiali hanno rappresentato l’urgenza di porre delle soluzioni immediate per la riduzione delle emissioni nocive in atmosfera, specialmente attraverso il ricorso alla produzione di energia pulita.

Nell’udienza su “Giustizia ambientale e cambiamenti climatici” dello scorso 11 settembre il Santo Padre ha ribadito quanto già espresso nell’enciclica 'Laudato sì', ovvero che “il clima è un bene comune, oggi gravemente minacciato”, un tema di cruciale importanza e urgenza e relativamente al quale va a “tutti un pressante invito a compiere ogni sforzo perché ai tavoli in cui si cerca il modo per risolvere l’unica e complessa crisi socio-ambientale possano far udire la propria voce i più poveri, tra i Paesi e tra gli esseri umani: è anche questo un dovere di giustizia ambientale”.

In tale direzione si stanno muovendo le Istituzioni europee, in vista della Cop 21 di Parigi. È intervenuto recentemente a Roma Gilles Pargneaux, membro del Parlamento europeo e relatore di una risoluzione sulla Cop 21 che dovrebbe fare da base del mandato affidato alla delegazione europea a Parigi, secondo il quale l’Europa deve arrivare alla Cop 21 con una posizione chiara e unitaria e con l’obiettivo, entro il 2030, di ridurre le emissioni di gas serra del 40% e di incrementare l’energia prodotta da FER del 30%.

Il Presidente Renzi e il Ministro dello Sviluppo economico Guidi sembrano ignorare le tante voci di allarme che si stanno sollevando a livello nazionale e internazionale, manifestando nei fatti una totale inerzia nei confronti di un settore, come quello eolico, di fondamentale importanza per la salvaguardia dell’ambiente e per l’industria nazionale di settore che impiega oggi oltre 30 mila addetti. Gli evidenti benefici ambientali che l’eolico ha apportato sino ad oggi al Paese, con la produzione di 13Twh di energia pulita al 2014, pari al risparmio di 19 milioni di barili di petrolio, corrispondenti a circa 10 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 risparmiate, potrebbero essere protratti e incrementati nel futuro.
È quindi piuttosto inspiegabile e contraddittorio il fatto che il Governo italiano non abbia ancora risposto alle istanze mondiali in tema di cambiamenti climatici, specie a fronte della presenza di un settore così proficuo e poco oneroso come l’eolico.

Come già dimostrato da Anev e recentemente ribadito dal GSE nel Rapporto attività 2014, il costo degli oneri delle FER dell’eolico è in calo ed è assolutamente marginale rispetto alla spesa complessiva prevalentemente dovuta al Fotovoltaico, inoltre gli incentivi introdotti nel 2012 (incentivi e aste) risultano esigui ed estremamente efficienti. Per altro a fronte di soli 30 milioni di € all’anno che le nuove aste costerebbero, i benefici sarebbero estremamente maggiori, con un beneficio complessivo di circa 150 milioni di euro all’anno e mantenendo un saldo positivo per i consumatori di oltre 100 milioni all’anno.
Si auspica quindi un intervento immediato del Governo Renzi affinché il MiSE emani al più presto il DM rinnovabili non fotovoltaiche per dare respiro al settore Eolico e delle altre FER e per rispondere alle esigenze dettate dalla crisi climatica.