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Appalti pubblici: il caos normativo che sta paralizzando l’Italia

Edilizia di
Appalti pubblici: il caos normativo che sta paralizzando l’Italia
A tracciare il quadro dell’intricata situazione degli appalti pubblici nel nostro Paese è l’Ance nell’ambito dell’evento web “Le mille e una norma”

Uno dei mali più gravi che affligge il nostro Paese è senza dubbio la burocrazia. Una selva in cui, per cittadini e imprese, diventa impossibile districarsi. Grazie al contributo dell’Ance, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, diamo un’occhiata alla situazione nell’ambito degli appalti pubblici.

“Un monstrum normativo di 500 provvedimenti, in continuo mutamento, che blocca qualsiasi intervento e frena la crescita del Paese”. Con queste parole il Presidente, Gabriele Buia, ha definito la disciplina sulle opere pubbliche in Italia, aprendo i lavori dell’evento web nel corso del quale è stata presentata la pubblicazione “Le mille e una norma - tutta la legislazione sui contratti pubblici dal 1994 ad oggi” (qui il video).

Un’iniziativa che ha avuto come protagonisti, insieme al Presidente Buia e al Vicepresidente Edoardo Bianchi, Marco Corsini, Vice Avvocato Generale dello Stato, Anna Finocchiaro, Presidente di ItaliaDecide, e Carlo Deodato, Presidente di sezione del Consiglio di Stato. A moderare l’evento Annalisa Chirico, Presidente di Fino a prova contraria e firma del Foglio.

“Norme raddoppiate e linguaggio degenerato”

Spunto della discussione l’analisi Ance che racconta l’ipertrofia normativa in materia di appalti negli ultimi 26 anni: 45.520 pagine di norme, oltre 136Km di carta, 158 giorni per leggerla senza considerare i rimandi. “Un ritmo in continua  crescita - ha sottolineato Buia - se pensiamo che solo nel 2019 si è intervenuti ben 39 volte, e che dimostra come l’esigenza di snellire e semplificare tanto sbandierata da tutti i Governi degli ultimi dieci anni non sia mai stata perseguita in modo efficace”. Da ultimo il decreto semplificazioni che si accanisce sulle gare senza fare nulla di concreto per tagliare le procedure a monte.

Tesi ampiamente condivise nel corso del dibattito. Marco Corsini ha dichiarato, infatti, che nell’ultimo decennio le norme sono raddoppiate e il linguaggio è degenerato, in un moto perpetuo di continuo adattamento che non porta da nessuna parte. Il tema della qualità della legislazione e dell’apparato burocratico è stato affrontato anche da Anna Finocchiaro, la quale ha riconosciuto come i pubblici funzionari oggi, di fronte al caos normativo, sono smarriti quanto gli imprenditori. Più norme non producono più controlli ma solo più complicazione, ha aggiunto Carlo Deodato, parlando dell’attitudine distorta per cui nel nostro Paese si pretende di regolare tutto nei minimi particolari.

A tirare le fila della discussione Edoardo Bianchi: “Invece di adottare modelli di gestione più efficienti e vicini alle reali esigenze delle persone - ha dichiarato - si continua a normare come se il mondo della pubblica amministrazione fosse abitato solo da malandrini e come se tra stato e cittadini vigesse un vincolo inscindibile suddito-sovrano. Non è cosi che potremo risollevarci”.