1. Home
  2. Notizie e Mercato
  3. Assinform: IT in rapida discesa

Assinform: IT in rapida discesa

Professione di
IT: mercato a 20.343 milioni di euro, ma l’occupazione perde 29.000 addetti nel secondo e terzo trimestre del 2008. 2008/2007: cala l’hardware (-0,2% ), tengono servizi informatici e software (+1,3%)


In sei mesi, da aprile a settembre 2008, l’IT italiana ha perso 29.000 addetti. La previsione sul quarto trimestre è un calo ulteriore dell’occupazione, dell’ordine di – 11,5% rispetto al primo trimestre dell’anno, con una perdita di altri 18.000 unità per un totale di circa 47.000 addetti in meno a fine 2008. Ciò significa che la crisi in 9 mesi ha mandato in fumo l’aumento occupazionale registrato dal settore in tre anni. Non si tratta di allarmismo, ma di valutare il fatto che negli ultimi mesi del 2008 i tempi della crisi si sono fortemente accelerati. La conseguenza è stata una forte riduzione della domanda d’innovazione tecnologica, che per il settore IT ha significato chiudere l’anno con una diminuzione della crescita allo 0,8%, a fronte del + 2% messo a segno nel 2007. Si può dire che se per l’Information Technology italiana il 2008 non è stato ancora un anno di recessione, si è trattato tuttavia di un periodo di pesante rallentamento. Certo è che il settore ha ormai iniziato a risentire in modo serio di una crisi, i cui effetti perversi si stanno rivelando progressivamente. Le previsioni sul 2009, infatti, sono preoccupanti. Se nel frattempo non interverranno correttivi efficaci, il trend di crescita del settore nel 2009 potrebbe subire un calo, dell’ordine di -5,9 punti percentuali. Ieri abbiamo ascoltato con grande interesse il Presidente del Consiglio affermare che questi anni difficili vanno utilizzati per attrezzarsi e superare l’emergenza, scegliendo azioni strategiche per recuperare il tempo perduto e spingere il Paese verso l’innovazione. Ebbene questo traguardo lo si può raggiungere, così com’è avvenuto in altri paesi, considerando l’Information Technology e le infrastrutture digitali fondamentali per lo sviluppo del Paese, al pari delle autostrade di cemento, dei ponti e delle centrali energetiche. Ci aspettiamo quindi di vedere inserito nel piano di investimenti per infrastrutturare il Paese, che il Governo sta varando, un importante capitolo sull’IT; che tutte le misure adottate per sostenere i settori economici tradizionali contengano un nocciolo di futuro, ovvero incentivi specifici al fine di promuovere l’incorporazione di innovazione digitale nei prodotti e nei servizi italiani. Vi sono oggi sul tavolo dei Ministri competenti due programmi rilevanti per lo sviluppo dell’IT e la modernizzazione del Paese: il Piano e-Government 2012 e Industria 2015. Chiediamo al Governo di fare la sua parte, dando ai due programmi coerenza, con le urgenze che impongono oggi i tempi della crisi, e concretezza assegnando le risorse sufficienti per essere implementati. Per l’eGov vanno reperiti i 1.100 milioni di euro mancanti, così come stimato dal Ministro Brunetta; per Industria 2015, secondo quanto era stato annunciato all’inizio del suo mandato dal Ministro Scajola, si tratta di varare il Progetto per l’innovazione IT, che andrebbe finanziato con almeno 190 milioni di euro, così come è stato fatto per il Progetto Made in Italy che, tuttavia, essendo fermo da dicembre, dovrebbe essere accelerato. Anche le imprese faranno la loro parte, contribuendo con il project financing al 25% del costo dell’eGov ed aggiungendo un altro 50% ad ogni Euro stanziato dal Governo per i programmi di innovazione dell’IT italiano”.

E’ questo, in sintesi, il messaggio che il Presidente di Assinform Ennio Lucarelli ha lanciato nel presentare ieri a Milano l’anticipazione del Rapporto Assinform 2009, arrivato quest’anno alla sua 40° edizione, insieme ai risultati della seconda Indagine congiunturale sulle aziende IT.

E’ bene riflettere che recessione dell’It non vuol dire solo penalizzazione di un settore produttivo importante, con conseguenti problematiche sull’occupazione - ha sottolineato Lucarelli -. In realtà comporta un danno molto più grave al Paese, perché significa un depauperamento complessivo del Sistema-Italia nelle sue capacità di modernizzarsi e crescere in termini di competitività e produttività”. Secondo il Presidente di Assinform, sebbene si sia avuta una rinascita dell’Information Technology italiana, manifestatasi a partire dal 2004 e fino al primo trimestre 2008, non si è riusciti a colmare il gap d’innovazione che separa il nostro Paese dalla media mondiale di circa meno 5 punti percentuali: “D’altro canto in questi anni l’informatica in Italia non ha potuto contare su una politica sistemica e strategica com’è avvenuto in altri paesi. Le misure attuate dai Governi che si sono succeduti sono state troppo timide e comunque insufficienti a sostenerne lo sviluppo. Ai ritardi sull’innovazione che sconta il nostro Paese e che la crisi è destinata a peggiorare, non si può rispondere con provvedimenti tampone come sta avvenendo per alcuni settori tradizionali. Bisogna innescare anche nel nostro Paese il binomio “più investimenti It uguale più crescita dell’economia e della produttività”, già attivato con successo in molti altri sistemi industriali avanzati. Dal 2001 al 2006 il confronto internazionale evidenzia come i paesi che più hanno investito in It sono anche quelli che hanno ottenuto gli aumenti più significativi di produttività, come Gran Bretagna, Germania, Usa, Francia, tutti con valori di spesa e crescita di produttività ben al di sopra al punto percentuale. L’Italia in questo stesso periodo, con il più basso indice di investimento IT sul Pil (2% nel 2008, a fronte del 4,2% Usa,3,4% Francia, 3,3% di UK e Germania ), ha ottenuto una crescita media della produttività pari a zero”.

Guardando con maggiore dettaglio l’andamento del mercato It nel 2008, si notano il forte rallentamento subito dalla crescita della domanda delle imprese, passata da + 1,9% nel 2007 a + 0,7% del 2008. “Questa discesa - ha commentato Lucarelli - evidenzia come la crisi costringa le imprese a tagliare i propri investimenti in innovazione, pur nella consapevolezza che questa voce è indispensabile per affrontare mercati sempre più competitivi. Una dimostrazione sta nel fatto che le vendite sono crollate per tutti i comparti merceologici e in tutti i canali di vendita, tranne quelle via internet”. Inoltre si è avuto un crollo di 6 punti percentuali della domanda consumer , passata da una crescita di +10,5% nel 2007 a + 4,4% nel 2008; il decremento costante dell’informatica pubblica, -0,5% nel 2008 (era stato -0,6% nell’anno precedente) la quale da tre anni sta riducendo la spesa It, facendola stagnare intorno a un volume che si mantiene ormai stabile sotto la soglia dei 3.000 milioni di euro. Ma di questa spesa, va sottolineato che più della metà va ad alimentare il mercato in house, tanto che si è arrivati al punto che il 73% delle Regioni, che costituiscono il maggiore centro di spesa informatica della Pal, si avvale di proprie società, destinando loro ben il 62% circa delle risorse. “Una situazione che si continua a perpetuare nonostante orientamenti contrari della magistratura amministrativa e delle Authority della concorrenza e dei contratti pubblici e di alcuni provvedimenti di legge della scorsa legislatura, e che ha finito per penalizzare la stessa capacità del Paese d’innovare, giacché è venuto meno il ruolo di traino che la domanda pubblica ricopre in tutti quei paesi più avanti nell’innovazione. Da questo punto di vista la liberalizzazione reale del mercato dei servizi IT, limitando il ricorso all’in house ai casi di acclarato risparmio per le Pubbliche amministrazioni, costituisce una misura di natura strutturale, che non può essere trascurata nell’implementazione del Piano e-gov 2012”.