Il GSE pubblica il Rapporto sulle aste di quote europee di emissione relativo al III Trimestre 2015, proseguendo nella disamina del sistema delle aste dell’EU ETS e del contesto europeo ed internazionale di riferimento.
Tra le novità regolatorie, la proposta di riforma dell’ETS che la Commissione europea ha presentato il 15 luglio rinforza la centralità delle aste nel sistema di assegnazione delle quote, soprattutto se sarà fissato al 57% il quantitativo di quote da assegnare attraverso il meccanismo delle aste. Dall’avvio della quarta fase (2021), ciò potrebbe tradursi in un incremento della porzione complessiva di quote che genera flussi finanziari per gli Stati membri.
Durante il terzo trimestre dell’anno, l’Italia ha collocato sulla Piattaforma d’Asta Comune transitoria (t-CAP) gestita da EEX oltre 16 milioni di EUA, valevoli per il periodo 2013-2020, ricavando oltre 129 milioni di euro, cui si sommano interessi netti maturati per oltre 153 mila euro. Tali proventi rappresentano l’11% circa del totale dei proventi realizzati su tutte le piattaforme nello stesso periodo. L’Italia ha inoltre collocato, nello stesso periodo, 342 mila quote EUA A ricavando oltre 2 milioni di euro di proventi pari a circa il 18% del totale ricavato dagli Stati membri nel periodo, cui si sommano interessi netti per quasi 6 mila euro.
La sezione di approfondimento di questo trimestre si concentra sul negoziato ONU che nel prossimo dicembre dovrebbe portare all’accordo sul controllo delle emissioni per il post-2020. 146 Stati, per un peso emissivo di poco al di sotto dell’80% delle emissioni globali, hanno reso pubblici i propri “INDCs”, ovvero gli impegni che sono disposti ad assumersi nel quadro del nuovo accordo.
Per la prima volta tutti i G20, eccetto l’Arabia Saudita, hanno dato disponibilità ad assumere, seppure con sfumature diverse, obiettivi di mitigazione. Diventa inoltre formale il riconoscimento del ruolo del settore energetico nella sfida climatica, con la metà dei Paesi che indica obiettivi specifici per il settore.
Secondo l’AIE (World Energy Outlook Special Briefing for COP21) nel corso del prossimo quarto di secolo, se attuati, gli INDC potrebbero contribuire a ridurre sensibilmente il peso emissivo del settore energetico a livello globale rompendo il link tra emissioni di CO2 e domanda energetica a partire dal settore elettrico. Ciò produrrebbe un effetto aggregato di contenimento dell’innalzamento della temperatura globale entro i 2,7°C rispetto al 1750.
Il 60% degli INDC fa un esplicito riferimento a meccanismi di mercato del carbonio per ridurre le emissioni. Ciononostante si resta molto distanti dalla logica di mercato internazionale del carbonio figlia del Protocollo di Kyoto.
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- il rapporto del GSE