Bonus Casa: quanti investimenti vanno in fumo con i tagli?

di Marco Zibetti
Da una ricerca emerge quanto l’interesse degli italiani verso la ristrutturazione delle proprie abitazioni dipenda dalla stabilità dei Bonus Casa. Ecco i dati

I Bonus Casa continuano ad essere al centro del dibattito. Se per il Governo erano insostenibili, dall’altro lato rappresentavano una spinta importante non solo al settore edile, ma all’intera economia italiana. Vi presentiamo i risultati di una ricerca CNA-Nomisma.
Da questa emerge innanzitutto che le famiglie italiane sono sempre più orientate a realizzare investimenti per la riqualificazione e l’efficientamento energetico delle proprie abitazioni, ma la propensione agli interventi è strettamente connessa alla dimensione e alla stabilità degli incentivi.
I cosiddetti bonus minori (ristrutturazioni 50% e ecobonus 65%) hanno continuato ad essere molto attrattivi anche durante la fase del 110%, generando risultati importanti in termini economici e per il raggiungimento degli obiettivi ambientali. Tra l’altro questi bonus hanno garantito l’assoluta sostenibilità per i conti pubblici. Tra il 2011 e il 2019 il volume delle detrazioni ha rispettato le previsioni di spesa con un impatto sostanzialmente neutro per la finanza pubblica.
Con il sistema di incentivi in vigore, 10 milioni di famiglie dichiarano che nel prossimo triennio realizzeranno un intervento, ma riducendo la dimensione delle aliquote oltre 3,5 milioni di famiglie rinuncerebbero. La manovra varata dal governo, e che inizia ora l’iter parlamentare, introduce una serie di restrizioni, in particolare la riduzione dell’ecobonus dal 65% al 50%, limita la platea dei beneficiari a seguito della previsione di vincolare l’intervento alla sola abitazione principale e con tetti alle detrazioni in base al reddito e alla composizione familiare.
Una contrazione di 3,5 milioni di famiglie significa non attivare investimenti per un valore di 97,3 miliardi, con effetti molto negativi per l’economia e l’ambiente. La domanda persa equivale a un mancato valore aggiunto di 119,7 miliardi di euro, mancata attivazione di oltre 2 milioni di posti di lavoro. Notevole anche il valore ambientale che andrebbe perduto: 16mila GW/h l’anno di energia non risparmiata, pari a 461 euro l’anno in media a famiglia. Inoltre 3,7 milioni di tonnellate di CO2 l’anno che equivale a piantare 205 milioni i alberi.

Bonus Casa: la posizione dei protagonisti della ricerca

Nell’incontro con la stampa i presidenti di CNA Costruzioni, Enzo Ponzio, CNA Installazione impianti, Paolo Pagliarani, e CNA Serramentisti e infissi, Mauro Sellari, hanno sottolineato le preoccupazioni per le ricadute negative del depotenziamento dei bonus casa.
Le richieste delle categorie indicano l’esigenza di mantenere per almeno un triennio l’assetto dei bonus attuale tra il 50% per le ristrutturazioni e il 65% per l’efficientamento energetico. Anche il sismabonus dovrebbe mantenere la dimensione delle agevolazioni attualmente in vigore. Inoltre non introdurre alcun tetto alle detrazioni in funzione del reddito e del nucleo familiare e confermare le attuali aliquote di detrazione per le abitazioni principali e i condomini.
Infine, i tre dirigenti hanno rinnovato la richiesta della CNA di aprire in tempi rapidi un tavolo di confronto con il governo per definire una strategia coerente con le prospettive di recepimento della direttiva casa, e realizzare un programma di medio e lungo periodo per dare stabilità al mercato e certezze sui conti pubblici.
Clicca qui per leggere i risultati dell’indagine.


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