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Bonus Edilizi: quale futuro? Parlano i professionisti

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Bonus Edilizi: quale futuro? Parlano i professionisti
La Rete dei Professionisti Tecnici dice la sua sull’impatto dei Bonus Edilizi e sulla loro rimodulazione. Ecco i passaggi più interessanti dell’audizione

Quale dovrà essere nei prossimi anni il ruolo dei Bonus Edilizi? Se n’è parlato presso la Commissione Ambiente della Camera, dov’è intervenuta la Rete dei Professionisti Tecnici, in merito all’Indagine conoscitiva sull’impatto ambientale degli incentivi edilizi. Vediamo insieme cos’è emerso.

In rappresentanza della RPT sono intervenuti il Coordinatore Armando Zambrano e il Consigliere Maurizio Savoncelli. La Rete ha sottolineato come l’insieme delle detrazioni fiscali destinate al risanamento parziale o totale degli edifici (Ecobonus, Bonus facciate, Sismabonus) rappresentino strumenti utili ed efficaci per intervenire su un patrimonio edilizio, come quello italiano, in larga parte vetusto ed inefficiente dal punto di vista energetico quanto da quello statico. Degli oltre 12 milioni di edifici residenziali presenti nel Paese, il 64% è stato costruito prima del 1977 e un ulteriore 20% tra il 1977 ed il 1990, ossia in epoche in cui tecniche ed accorgimenti legati al risparmio energetico e al rafforzamento strutturale dell’edificio in un’ottica anti-sismica non esistevano o venivano raramente applicati. L’Enea certifica che gli incentivi utilizzati dagli italiani tra il 2014 ed il 2021 (bonus con detrazione compresa tra il 50% ed il 70%, escludendo i Super ecobonus) garantiscono un risparmio energetico di 11.152 GWh/anno, che, convertiti in metri cubi standard di gas, corrispondono a 1 miliardo di smc/gas. Gli incentivi hanno aperto la strada ad una maggiore attenzione dei singoli proprietari di immobili al tema del risanamento degli edifici, ma è col Superbonus 110%, quindi con livelli di detrazione particolarmente elevati, che il livello di attenzione delle famiglie ai temi delle ristrutturazioni, soprattutto in termini energetici, ha subito un’impennata. Di conseguenza, tra agosto del 2020 e marzo 2023 i GWh/anno risparmiati sono saliti a 14.170.

La RPT riconosce che i Superbonus 110% sono stati pensati in un momento estremamente critico per il Paese. Per questo non è possibile pensare che tali livelli di sgravio possano reggere a lungo. La formula della detrazione fiscale superiore al 100% delle spese per interventi sugli edifici, inoltre, è stata particolarmente apprezzata dai beneficiari finali, ma i dati più recenti sull’elevato livello di disavanzo pubblico generato dai Superbonus rendono necessaria una riformulazione. Al tempo stesso bisogna ammettere che il contributo al risparmio energetico ed al contenimento di immissione di sostanze inquinanti dato dal Super ecobonus è stato rilevante. Di conseguenza, lungi dal rinunciarvi occorre procedere ad una rimodulazione dei meccanismi di funzionamento di tali bonus, affinché il percorso di risanamento energetico degli edifici residenziali non si interrompa, senza tuttavia gravare in modo insostenibile sul bilancio dello Stato.

A questo proposito, la RPT auspica che il legislatore e, più in generale, il decisore politico possa dare un respiro di più lunga durata, rispetto ai tempi attualmente previsti, all’Ecobonus ed al Sismabonus con detrazioni al 90%. Il risanamento degli edifici ed il raggiungimento di reali obiettivi di risparmio energetico, per non parlare degli obiettivi di contrasto al rischio simico, infatti, richiedono un tempo sufficientemente lungo per spingere i proprietari di immobili ad agire.

La rimodulazione dei Bonus Edilizi

Quanto alla rimodulazione dei bonus, secondo le ipotesi elaborate dal Centro Studi CNI, il meccanismo generale potrebbe essere di questo tipo:

1) una quota parte delle spese viene finanziata con il meccanismo delle detrazioni fiscali da riportare nella dichiarazione dei redditi del contribuente per un periodo di 15 anni, in modo da limitare il caso degli incapienti;

2) la parte restante della spesa viene finanziata da un mutuo trentennale a tasso agevolato, per il quale lo Stato potrebbe accollarsi per intero la quota interessi. Le spese, in questo modo, verrebbero in primo luogo diluite nel tempo al fine di gravare il meno possibile sui proprietari di immobili.

Detto questo, serve un miglioramento nella gestione dei crediti di imposta. In questo senso la RPT propone: 

- la possibilità, per gli operatori abilitati, di offrire i crediti fiscali acquisiti anche ai propri clienti, privati o professionali, consentendo altresì, agli operatori, ma anche ai correntisti, di modulare il lasso temporale di utilizzo di tali crediti; 

- la possibilità, per gli Enti previdenziali Ordinistici, di svolgere sia una funzione di garanzia nella cessione dei crediti che di acquisizione dei medesimi se maturati dai professionisti iscritti; 

- la realizzazione di una piattaforma unica di controllo nelle varie fasi della cessione dei crediti, che eviti il ricorso ad entità finanziarie, società advisor ed assimilate, che, oltre a generare degli extra-costi, spesso assumono una funzione impropria atta a ritardare se non a bloccare la cessione e quindi il funzionamento del meccanismo (vedi la richiesta di prove-video);

- meccanismi di incentivazione fiscale che possano calmierare i costi delle cessioni, evitando improprie speculazioni; 

- valorizzazione dei pareri della Commissione di monitoraggio presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici;

-  norme che disciplinino i cosiddetti General contractor chiarendone i ruoli, i limiti e le responsabilità.

Nell’occasione la RPT ha messo a disposizione della Commissione un documento che contiene tutte le analisi, le valutazioni e le proposte che i professionisti tecnici hanno elaborato nel rispetto di uno spirito di collaborazione costruttiva.

 

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