Le parole innocenti della piccola Greta Thunberg, la 16enne svedese con la sindrome di Asperger che ha ispirato il movimento dei #FridaysForFuture meritandosi una candidatura al Nobel per la Pace, riassumono il senso della mobilitazione planetaria che venerdì 15 marzo 2019 ha coinvolto milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto studenti, come Greta, scesi in piazza contro i cambiamenti climatici e per salvare il pianeta Terra.
Ecco il suo pensiero, riportato dall’agenzia di stampa Askanews: “Noi siamo giovani e non abbiamo contribuito a questa crisi. Noi siamo solo venuti al mondo e ora ci troviamo a dover convivere con questa crisi per il resto della nostra vita, come i nostri figli, i nostri nipoti e le prossime generazioni. Non lo accetteremo, noi scioperiamo perché vogliamo un futuro e non molleremo”.
Nairobi, Sidney, Parigi, Roma, New York, Berlino Hong Kong…Il mondo intero è stato invaso dall’onda verde del “Global Strike for Future”. Una movimentazione globale che lancia un segnale inequivocabile: non esiste un piano B e non c’è più molto tempo, bisogna agire ora per assicurare un futuro al genere umano.
“Penso che il cambiamento climatico non sia affrontato seriamente dalla classe dirigente - dice Benedetta da Roma - e comunque è importante perché siamo noi che dobbiamo fare il futuro della nostra nazione”.
“Trovo contraddittorio scendere in piazza per l’ambiente e poi fumare e buttare le cicche di sigaretta a terra - aggiunge una studentessa di Napoli -, bisogna partire dalle piccole cose del proprio quotidiano e poi arrivare ai potenti della Terra per fare un cambiamento più radicale”.
“Con i miei amici non possiamo giocare per strada a causa delle polveri e dell’inquinamento - ha detto da Seoul la giovane Kim Joon Soo -, durante le lezioni di educazione fisica non possiamo uscire e siamo costretti a restare in classe. Mi sono resa conto che tutto questo è causato dal cambiamento climatico”.
Accanto ai giovani sono scesi in strada anche tanti insegnanti e ambientalisti per alzare al cielo un’unica voce, nonostante le lingue diverse, e per chiedere alla classe politica e agli adulti di agire, non solo di fare “mea culpa”.
Ricordiamo che tra le principali fonti di emissioni climalteranti ci sono i vecchi edifici energivori. La rivoluzione può e deve partire dall’edilizia.