Per limare i danni causati dal caro materiali, il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha varato un apposito decreto. Ma pare che il provvedimento si sia dimenticato di qualcuno. Scopriamo di più.
"140 cantieri, 60 milioni di perdita ed esuberi sino a 1.800 unità. Sono queste le cifre stimate per il comparto industriale legato al settore dell’edilizia in legno, qualora il decreto che regolerà la lista dei prodotti oggetto di compensazione in materia di caro materiali all’interno dei bandi pubblici, non contemplasse il legno. Se non verrà trovata quanto prima una soluzione, inquadrando con chiarezza la situazione del legname da costruzione all’interno del decreto, si potrebbe innescare un pericoloso effetto domino su tutto il settore delle costruzioni. In tal senso abbiamo avviato un costante e proficuo dialogo con le istituzioni che confidiamo porti a una risoluzione positiva del problema". Lo dichiara Angelo Luigi Marchetti, presidente di Assolegno di FederlegnoArredo.
"Ma le perdite potrebbero essere ancora più ampie - spiega Marchetti - dato che la situazione riguarderà tutte le opere in cui si prevede l’utilizzo del materiale legno, come ad esempio nella realizzazione di una copertura. Infatti, anche in questo caso la compagine appaltante avrà delle effettive difficoltà di accesso al fondo di compensazione previsto dal Governo. E dato che nel 2021 il legno da costruzione ha subito aumenti tra il 180% e 230% sono facilmente intuibili le conseguenze negative sia per la filiera che per la collettività in termini di servizi e infrastrutture non completate".
Esclusione a discapito della sostenibilità
"Ci sembra paradossale - conclude Marchetti - che proprio nel momento storico in cui la sostenibilità è obiettivo primario dell’Europa e perno delle politiche del governo nazionale, venga scarsamente considerato proprio il materiale sostenibile per eccellenza, ovvero il legno strutturale, che più di ogni altro è in grado di aiutare il settore edile nel processo di transizione ecologica che porti a considerare il comparto delle costruzioni non più fonte di emissione di CO2, ma possibile bacino di stoccaggio della stessa".