La Direttiva dell’Unione Europea sull’obbligo di dotarsi di case green nei prossimi anni continua a dividere gli operatori del settore. Oggi vi proponiamo un’interessante riflessione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
L’esperienza degli ultimi 2 anni con il Super ecobonus ha rappresentato un apprezzabile banco di prova per il Paese, che ha risorse e competenze per proporre un piano di intervento ancora più impegnativo, come quello che verosimilmente emergerà dalla Direttiva europea in fase di discussione.
L’Italia ha peraltro un'esperienza consolidata in termini di interventi per il risparmio energetico attuati attraverso lo strumento del credito di imposta. E’ un’esperienza che affonda le proprie radici alla fine degli anni ’90, con le detrazioni per interventi di ristrutturazione degli immobili inizialmente al 36%. Per venire a periodi più recenti, tra il 2014 ed il 2021, gli interventi con ecobonus “ordinario” (che prevede detrazioni fiscali tra il 50% ed il 65% a seconda della combinazione di interventi) sono stati 3,6 milioni, per una spesa di 30,8 miliardi di euro ed un risparmio ottenuto pari a 11.000 Gwh/anno, che corrispondono al 37% dei metri cubi di gas standard che il Paese intende risparmiare in questa stagione invernale 2022-2023 per fare fronte alla crisi dei prodotti energetici.
Il Super ecobonus 110% ha attivato un investimento di 62,4 miliardi di euro nel periodo 2020-2022, coinvolgendo oltre 480.000 edifici, di cui oltre il 70% con lavori conclusi a dicembre 2022. Si stima, dai dati disponibili, che siano stati coibentati 86 milioni di metri quadrati e che sia stato realizzato un risparmio energetico di 900 milioni di metri cubi standard di gas, il 32% del risparmio che il Governo intende realizzare attraverso particolari accorgimenti in questa fase di forte rincaro dei prodotti energetici. Si tratta di un volume di risparmio consistente, se si tiene conto che è stato realizzato in un arco temporale relativamente breve, ovvero 2 anni.
Il volume di investimenti realizzati finora con il Super ecobonus ha contribuito all’1% del Pil degli anni 2021-2022; ma è particolarmente rilevante il risultato raggiunto nel solo 2022, con investimenti pari a 46,2 miliardi di euro, che hanno contribuito ad attivare una produzione complessiva di oltre 97 miliardi di euro ed un contributo, in termini di valore aggiunto, alla formazione dell’1,3% del Pil.
Il bilancio di un'esperienza, come quella dei bonus per il risparmio energetico, che affonda le proprie radici indietro nel tempo, appare dunque positiva, sebbene non priva di criticità. I risultati raggiunti in questi anni e, ancor più negli ultimi due anni, è stata possibile attraverso il meccanismo del credito di imposta, ancor più efficace se accompagnato dalla possibilità di cessione del credito stesso. Esistono certamente meccanismi alternativi al credito di imposta di cui si può dibattere e tra i quali le Istituzioni potranno scegliere; allo stato attuale tuttavia il credito di imposta ha mostrato di essere efficace e immediatamente accessibile dal contribuente.
L’esperienza fino ad oggi maturata dal Paese deve servire a gettare le basi per una proposta italiana in sede europea, che possa rendere fattibile i principi e le azioni che verranno dettate dalla Direttiva UE in materia di risparmio energetico degli edifici. Attraverso la particolare esperienza del Super ecobonus 110%, il Paese ha potuto identificare da subito alcune criticità e le condizioni essenziali per poter realizzare un piano di intervento così ambizioso.
Quanto sperimentato fino ad oggi ci consente di identificare alcuni pilastri essenziali su cui costruire la proposta italiana per il risparmio energetico:
- compartecipazione tra privato e pubblico alla realizzazione del piano;
- mantenimento degli incentivi fiscali veicolati attraverso il credito d'imposta e sostenuti da meccanismi di cessione del credito d’imposta;
- definizione di tempi, modi e priorità di intervento sul patrimonio edilizio, conoscendo con esattezza lo stato del patrimonio stesso e gli effetti generati dagli interventi finora realizzati.
Il commento del Consiglio Nazionale degli Ingegneri
“Si sta avvicinando il tempo in cui - afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI - l’Italia dovrà avanzare in sede europea una proposta concreta di risanamento del patrimonio edilizio. Non possiamo limitarci ad indicare all’UE che le azioni che verranno verosimilmente proposte dalla Direttiva sono troppo onerose, dobbiamo proporre un piano che ci consenta di allungare considerevolmente i tempi programmati dalla Direttiva motivandoli, però, con la certezza che realizzeremo un intervento efficace. Per poter fare questo e per poter quantificare le opere necessarie, i costi e i tempi e le aree prioritarie di intervento e quelle meno prioritarie, abbiamo necessità di conoscere meglio lo stato effettivo del patrimonio edilizio. Sono necessari dati più disaggregati e complessi di quelli di cui si dispone e si parla oggi sui giornali. Va valutato in anticipo cosa è realisticamente possibile fare e cosa no. E’ poi evidente che uno sforzo così ampio non potrà essere mai realizzato né solo con finanziamenti pubblici né tanto meno dai soli proprietari di immobili. Serve una triangolazione con l’Unione europea e la creazione di un fondo che consenta allo Stato di sostenere gran parte degli investimenti con l’aggiunta di unapartecipazione minoritaria dei proprietari di immobili, tenendo anche conto che molte famiglie non saranno in grado neanche di affrontare la partecipazione minoritaria. Se però il Paese non definisce il quadro dettagliato dell’intervento, non sarà neanche in grado di contrattare con l’Unione europea le risorse finanziarie esterne. Resta aperta, infine, una criticità forte, ovvero che l’azione di risanamento energetico degli edifici sta facendo pericolosamente scemare l’attenzione (già molto bassa) di tutti sulla necessità di interventi sugli edifici contro il rischio sismico. Crediamo sia opportuno e urgente che il Governo attivi una task force con competenze tecniche, che in un arco temporale estremamente breve 'metta in fila e in ordine' tutte le questioni aperte relative al risanamento profondo degli edifici ed elabori una proposta ineccepibile e non approssimativa da discutere in sede europea”.
“In una recente audizione presso il Senato della Repubblica - afferma il Presidente del Centro Studi CNI, Giuseppe Maria Margiotta - il CNI ha avuto la possibilità di rappresentare le criticità e le opportunità connesse agli strumenti fiscali per interventi di risparmio energetico. Il Paese ha una storia consolidata alle spalle che ci consente di affrontare una sfida veramente complessa come quella degli interventi per il risparmio energetico così come emergeranno dalla Direttiva UE. Il nostro Centro Studi, ha raccolto in questi anni una molteplicità di dati, che consentono di stimare l’impatto dell’azione svolta finora utile a capire quali correttivi porre agli interventi futuri. Ma siamo convinti che questi dati, come quelli di cui si sta discutendo nelle ultime settimane, pur se interessanti, richiedono un consistente livello di dettaglio e di capacità di interpretazione. Serve in particolare un dataset completo, che consenta di capire il reale stato del patrimonio edilizio, per individuare il perimetro di intervento e quantificare il costo dello stesso e rendere, quindi, credibile l’interlocuzione e la proposta italiana in sede europea. Proponiamo che il Parlamento possa essere il collettore di dati di dettaglio liberamente accessibili provenienti in particolare dall’Enea e dall’Agenzia delle Entrate, che consenta al Governo di 'giocare d’anticipo', di stabilire dei punti fermi e di indicare ai partner europei ciò che è realmente fattibile per il nostro Paese”.
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