Chi è l’inquilino tipo? Quali necessità si celano dietro la scelta di andare a vivere in affitto? Per trovare le risposte basta analizzare i contratti di locazione stipulati nel secondo semestre del 2018.
L’ha fatto l’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, che fa notare innanzitutto come i canoni siano in aumento, l’offerta si stia riducendo e gli inquilini siano più attenti alla qualità dell’immobile.
Perché si va a vivere in affitto?
L’analisi evidenzia che nella maggioranza dei casi si opta per l’affitto per scelta abitativa (57,0%), il 33,6% del campione lo fa per motivi di lavoro ed il 9,4% lo fa per motivi di studio. Rispetto ad un anno fa, si registra un aumento della percentuale di affitti legati agli studenti universitari, si passa infatti dal 6,0% del secondo semestre del 2017 all’attuale 9,4%. Diminuisce invece la percentuale di contratti di locazione stipulati da lavoratori trasfertisti, dal 37,7% della seconda parte del 2017 si scende al 33,6% attuale.
Nel secondo semestre del 2018 le città con le percentuali più alte di contratti stipulati da lavoratori trasfertisti sono state Bologna, Milano, Roma, Firenze e Verona.
A livello nazionale il contratto di locazione più utilizzato rimane quello a canone libero da 4 anni più 4 (52,3%), a seguire i contratti a canone concordato, che si attestano al 27,8%, in leggero aumento rispetto al secondo semestre del 2017, quando si fermavano al 26,5%, ed in costante crescita negli ultimi anni.
Il taglio più affittato è il bilocale (40,7%), seguito dal trilocale con il 34,7% delle preferenze. Anche nel secondo semestre del 2017 le scelte degli inquilini si erano concentrate su bilocali e trilocali.
L’identikit dell’inquilino tipo
La maggior parte degli inquilini, ben il 45,0% del totale, ha un’età compresa tra 18 e 34, si scende quindi al 23,0% per coloro che hanno tra 35 e 44 anni, con percentuali via via più basse all’aumentare delle fasce di età.
Coppie e coppie con figli rappresentano 58,7% degli inquilini, alta comunque la percentuale di single, che si attesta al 41,3%. Percentuali molto simili si registravano anche nella seconda parte del 2017.