S’è parlato molto dello Youth4Climate andato in scena a fine settembre a Milano. Un evento che ha avuto l’effetto di sollecitare e sensibilizzare i potenti della Terra, ma anche le persone comuni, sul problema del clima e sui suoi cambiamenti dovuti all’azione dell’uomo.
Da quell’appuntamento è scaturito il primo “Youth4Climate Manifesto”, che raccoglie le idee e le proposte emerse a Milano, a fine settembre, durante "Youth4Climate Driving Ambition" e poi discusse tramite successivi incontri di consultazione, l’ultimo dei quali si è tenuto oggi in formato virtuale. "Youth4Climate Manifesto" verrà inviato a tutti governi che si riuniranno nella decisiva COP26 della Convenzione Onu sul clima all’inizio di novembre a Glasgow.
A Milano i quattrocento giovani partecipanti avevano già incontrato i rappresentanti di quaranta Paesi e avevano avuto un confronto con il governo italiano, il governo britannico (che presiede la COP26) e l’UNFCCC.
I temi dei quattro Working Group
Dal primo Working Group, “Ambizione climatica”, è emersa la richiesta di coinvolgere d’ora in poi i giovani “in tutti i processi decisionali” relativi al cambiamento climatico; mettere in condizione i giovani di portare il proprio contributo (“capacity building”) e di finanziare adeguatamente la partecipazione dei giovani alle politiche climatiche.
Il secondo Working Group, “Ripresa sostenibile”, ha messo a punto cinque questioni intorno alle quali i giovani chiedono che si realizzi una ripresa sostenibile post-pandemia: approccio olistico, diversificato e inclusivo alla transizione energetica e ai green jobs, che non dimentichi le comunità vulnerabili; rafforzamento delle misure di adattamento, resilienza e ricostruzione nei casi di danni provocati dagli effetti più duri dei cambiamenti climatici; priorità alle soluzioni basate sulla natura e alle soluzioni che garantiscano eguaglianza sociale e tutela delle popolazioni indigene; un sistema di finanza per il clima che sia trasparente e che regoli chiaramente le emissioni di carbonio; riconoscere che anche il settore del turismo deve contribuire al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni e che è necessario coinvolgere tutti gli stakeholder, compresi i giovani, le donne, le comunità indigene e i gruppi marginali.
Il “Coinvolgimento degli attori non statali” è stato affrontato dal terzo Working Group, che ha individuato tre linee strategiche di intervento: sostenere la partecipazione dei giovani imprenditori, artisti, agricoltori e sportivi, in particolare delle economie emergenti e dei gruppi marginali, in modo da garantire loro adeguate strutture e finanziamenti; richiedere a tutti gli stakeholder, a cominciare dal settore privato, di allinearsi agli obiettivi di azzerare le emissioni nocive e di rafforzare la trasparenza e la rendicontazione degli attori non statali in relazione alle politiche climatiche; stabilire che la fase di uscita dall’industria basata sul consumo di fonti fossili abbia termine entro il 2030, assicurando che i lavoratori siano sostenuti in questo processo di transizione, e che tutti gli attori non statali, comprese le Nazioni Unite, non accettino più finanziamenti da industrie che utilizzano fonti fossili.
Il quarto Working Group, “Una società più consapevole delle sfide climatiche”, ha delineato quattro sfide che i governi e le istituzioni internazionali non potranno ignorare nei prossimi anni: i decisori pubblici devono “lavorare con” i giovani e le comunità sulle questioni climatiche amplificando la loro voce anche attraverso piattaforme multi-stakeholder e meccanismi per condividere le informazioni e le soluzioni sul clima; i governi devono assicurare a tutti l’alfabetizzazione e la formazione ai cambiamenti climatici utilizzando un approccio olistico e promuovendo il cambiamento degli stili di vita; realizzare campagne di sensibilizzazione sull’adattamento e la mitigazione ai cambiamenti climatici con lo scopo di mettere in condizione ogni persona in tutto il mondo di essere informata e coinvolta; formare i giornalisti e gli operatori del mondo della comunicazione a divulgare l’urgenza e le conseguenze della crisi climatica in modo da fare comprendere a tutti i risultati della ricerca scientifica e facilitare la comprensione delle politiche climatiche.