Il Consiglio Europeo ha scelto di rinviare a ‘non oltre ottobre 2014’ la decisione finale sul nuovo quadro di riferimento al 2030 per la politica climatica ed energetica comunitaria. Secondo Legambiente si tratta di una scelta miope che rischia di compromettere il processo verso il nuovo accordo globale sul clima da sottoscrivere a Parigi nel dicembre 2015.
Serve con urgenza - come sottolineato nella dichiarazione congiunta dello scorso 3 marzo di 13 paesi tra cui Italia, Germania, Francia e Regno Unito - un accordo che consenta all’Europa di dotarsi di obiettivi chiari e ambiziosi in vista del Vertice di New York del prossimo 23 settembre promosso da Ban Ki-Moon per rilanciare l’azione globale sul clima.
“L’Italia, che rappresenterà l’Europa al vertice in qualità di presidente di turno del Consiglio, si deve attivare da subito per il raggiungimento di un accordo ambizioso prima del vertice - ha commentato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Solo in questo modo l’Europa può ritornare a svolgere quel ruolo di leadership indispensabile a costringere gli altri partner - a partire da Cina e Stati Uniti - a mettere sul tavolo impegni altrettanto ambiziosi”.
Il livello di ambizione comunitario degli obiettivi climatici ed energetici proposti dalla Commissione - 40% di riduzione interna delle emissioni di CO2 ed aumento non vincolante per gli Stati membri al 27% per le rinnovabili - non è coerente, secondo gli ambientalisti, con la traiettoria di riduzione delle emissioni di almeno il 95% al 2050, in grado di contribuire a contenere il riscaldamento del pianeta almeno sotto la soglia critica dei 2°C.
“Entro il 2030 - in coerenza con questa traiettoria di riduzione costante del 2% annuo - l’Unione europea deve impegnarsi almeno al 55% di riduzione delle sue emissioni interne come contributo ad un accordo globale ambizioso e giusto. Un obiettivo realistico e a portata di mano. Secondo gli stessi dati della Commissione, nel 2012 si è registrata una riduzione delle emissioni del 18% (10.5% per l’Italia) con un trend al 2020 del 24% e del 32% al 2030 senza alcuna azione aggiuntiva rispetto alle misure già in atto”.
“Occorre un approccio coerente e ambizioso che richiede obiettivi legalmente vincolanti sia per la riduzione delle emissioni di gas-serra, che per le rinnovabili e l’efficienza energetica, per garantire una reale transizione verso un sistema energetico a zero emissioni di carbonio - ha aggiunto Cogliati Dezza -. L’Europa pertanto entro il 2030 deve impegnarsi a raggiungere il 45% di energia rinnovabile e tagliare il consumo di energia del 40%”.
In questa direzione va la risoluzione approvata dal Parlamento Europeo nella plenaria del 5 febbraio scorso nella quale si evidenzia la scarsa ambizione della proposta della Commissione e si propongono tre obiettivi legalmente vincolanti anche a livello nazionale al 2030: riduzione del 40% delle emissioni di CO2, un aumento al 30% delle rinnovabili e al 40% dell’efficienza energetica.
Da una prima valutazione tecnica della posizione del Parlamento emerge che il raggiungimento combinato dei due obiettivi per rinnovabili ed efficienza energetica consentirebbe una riduzione interna delle emissioni di CO2 del 45-54% anziché del 40%. Un contributo indispensabile per sviluppare un’economia europea a basse emissioni di carbonio che - come evidenzia il recente rapporto sulla competitività del settore energetico europeo della Commissione - può creare nuove opportunità economiche dal punto di vista dell’occupazione, dell’innovazione e dello sviluppo di tecnologie pulite. “Una sfida che l’Europa e l’Italia non possono fallire”.