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Climatizzazione degli edifici e consumi energetici

Energie rinnovabili di
Il consumo di energia elettrica per la climatizzazione degli edifici costituisce una voce sempre più importante nella spesa energetica internazionale, soprattutto nelle aree climatiche del Sud-Europa, quali l’Italia.


In particolare, il fabbisogno energetico per la climatizzazione estiva degli edifici costituisce inevitabilmente il principale fattore associato all’aumento dei consumi elettrici e alla presenza sempre più critica di picchi di potenza assorbita dalla rete elettrica durante la stagione più calda.

Proprio gli attuali livelli di consumo energetico hanno condotto l’Unione Europea a varare nel corso degli ultimi anni una serie di provvedimenti volti a contrastare efficacemente i conseguenti effetti sulle alterazioni climatiche, delineando il percorso che si intende seguire a livello internazionale fino al 2020.

La Commissione europea pone, infatti, l’obiettivo di abbattere entro il 2020 le emissioni dei gas serra di almeno il 20% rispetto ai livelli del 1990, mediante interventi di politica energetica riguardanti sia l’incremento dell’efficienza degli impianti, sia lo sviluppo tecnologico relativo alle fonti di energia rinnovabile che dovranno coprire il 20% del fabbisogno energetico europeo. Proprio gli abitanti dell’Unione Europea, pur rappresentando il 5% della popolazione mondiale, sono responsabili di oltre il 23% delle emissioni di gas ad effetto serra rilevate nel 1990. Da questo ne consegue che a livello mondiale l’Europa gioca un ruolo fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. Lo stesso Protocollo ha assegnato all’Italia un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra, da realizzarsi entro il 2012, pari al 6,5% rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia nel nostro Paese le emissioni, invece di diminuire, sono aumentate del 13%, portando a circa il 20% la riduzione da realizzarsi da oggi al 2012. Il mancato raggiungimento di tale obiettivo stabilito nell’ambito del Protocollo comporterà per l’Italia, stante la situazione attuale, un esborso di 1,5 miliardi di euro l’anno.

L’aumento dei consumi energetici registrati a partire dal 2003 riguarda soprattutto i settori residenziale e terziario, con specifico riferimento ai consumi di gas dovuti al riscaldamento e a quelli elettrici connessi alla climatizzazione estiva degli edifici. Anche il consumo di energia elettrica risulta essere molto consistente, in quanto tra residenziale e terziario rappresenta circa il 50% dei consumi totali.

In campo residenziale si possono attuare diverse strategie attraverso le quali ottenere un’efficace riduzione dei consumi energetici, con interventi mirati all’aumento della qualità prestazionale sia dell’involucro edilizio (miglioramento dei livelli di isolamento delle strutture opache, utilizzo di infissi a tenuta, riduzione dei ponti termici, controllo del rinnovo d’aria con recupero di calore, ricorso a tecnologie proprie dell’edilizia bioclimatica) che degli impianti (utilizzo del solare termico per la produzione di acqua calda per usi sanitari, installazione di caldaie e stufe a biomasse, di caldaie a condensazione, di pompe di calore con geotermia o acque di superficie).

Per quanto riguarda il terziario possono essere considerati positivamente, oltre all’aumento dell’isolamento termico degli edifici e lo sfruttamento dell’inerzia termica dell’involucro, l’adozione di sistemi di cogenerazione e trigenerazione, l’utilizzo delle pompe di calore reversibili e delle caldaie a condensazione, l’installazione di caldaie automatizzate a biomassa funzionanti a pellets o a cippato di legno, il ricorso a sistemi per il recupero di calore dall’aria di espulsione, dalle acque di scarico e dalle acque superficiali, lo sfruttamento dell’energia solare termica, il controllo del condizionamento a zone, la contabilizzazione del calore alle varie utenze, le gestione ottimale delle reti interne di distribuzione del calore con la riduzione della temperatura di funzionamento dell’impianto (ENEA , Rapporto Energia e Ambiente). Per la riduzione dei consumi elettrici connessi con la necessità di raffrescamento estivo degli edifici possono essere adeguati i seguenti interventi: l’inserimento di schermature solari esterne per le superfici vetrate, l’utilizzo di tecniche per lo sfruttamento dell’illuminazione naturale e modalità per il suo controllo, la possibilità di regolazione centralizzata del condizionamento ed utilizzo del calore di recupero negli assorbitori, il ricorso al free-cooling notturno ed alla deumidificazione con tecnologie solari, l’impiego di accumuli di ghiaccio per poter utilizzare l’elettricità nelle ore notturne, l’adozione di apparecchiature a LED ed il controllo dei consumi delle apparecchiature in stand-by, la produzione di energia elettrica attraverso la tecnologia fotovoltaica.

In conclusione, le soluzioni energeticamente efficaci ci sono, devono essere valutate molto attentamente sotto il profilo dei costi ma sono urgenti e indispensabili, dal momento che le Direttive Europee e le indicazioni del protocollo di Kyoto impongono a tutta la Comunità Europea di ridurre i propri consumi energetici in vista di scenari sempre più complessi sulla disponibilità dei combustibili e, più in generale, delle fonti energetiche non rinnovabili.

Il settore della climatizzazione è direttamente interessato ad introdurre in modo sempre più ampio sul mercato soluzioni per il contenimento dei consumi energetici, per permettere una vera e propria rivoluzione delle apparecchiature in uso con interventi diffusi a più ampio raggio possibile. Per fare questo risulta quindi fondamentale l’impegno, non solo di tecnici, progettisti e produttori, ma anche delle istituzioni per permettere una rapida sostituzione di sistemi ormai obsoleti.

Anna Magrini – Luca Beraghi
Dipartimento di Ingegneria Idraulica e Ambientale, Università degli Studi di Pavia