Il nuovo schema di Codice Appalti, all’esame del Parlamento, prevede il ripristino dell’incentivo del 2% del valore dell’opera a favore dei tecnici delle pubbliche amministrazioni. Una scelta che ha suscitato una dura presa di posizione da parte di chi rappresenta le società tra professionisti.
“Siamo basiti - dichiara Giorgio Lupoi, Presidente dell’OICE - perché a fronte di molte cose positive inserite dal Consiglio di Stato nel nuovo codice, le scelte fatte successivamente dal Governo su alcuni temi sono francamente incomprensibili, oppure semplicemente spiegabili con una scelta di campo a favore del mondo pubblico e delle imprese di costruzioni. Emerge infatti una totale indifferenza del Governo non soltanto verso il progetto e la sua qualità, come se il progetto non fosse un elemento centrale di un'opera, ma anche verso il mondo dei professionisti e delle società di ingegneria e di architettura. Ne sono prova, per tutte, le scelte fatte sull’appalto integrato, liberalizzato, e sul ripristino dell’incentivo del 2% per la progettazione quando svolta dalle Amministrazioni, una marcia indietro antistorica, antieconomica e contraria a quanto sta succedendo sul mercato, come dimostrano i dati del 2022 sugli affidamenti di progettazione raddoppiati rispetto al 2021. In altre parole, mentre la domanda pubblica aumenta e quindi la progettazione (oltre ai supporti al Rup) viene sempre più esternalizzata, il Governo tenta di riportare all’interno delle pubbliche amministrazioni la fase progettuale, sempre più complessa, visti i contenuti del nuovo progetto di fattibilità tecnico-economica, invece di incentivare e premiare i dipendenti che gestiscono tutto l’iter di realizzazione dell’opera. Fra affidamenti fiduciari fino a 140.000 e possibilità di prendere incentivi per progettare, non vorremmo assistere di nuovo a quelle opache prassi del passato che il codice del 2016, quando la soglia per gli affidamenti diretti era a 40.000 euro, aveva giustamente bloccato e impedito”.
Qual è la strada da seguire?
Per Lupoi invece la ricetta da seguire è ben altra: “il compito principale della P.A. deve continuare ad essere quello di programmare e controllare, lasciando al mercato la redazione dei progetti. Questo anche e soprattutto alla luce delle innovazioni tecnologiche richieste e rafforzate proprio dalla bozza del nuovo codice, che enfatizza la digitalizzazione anche della fase progettuale, con richieste implicite di investimenti in risorse umane e tecnologiche. La Pubblica Amministrazione deve essere formata e aggiornata, anche nella prospettiva della messa a terra dei progetti PNRR, per gestire l'iter di esecuzione dei lavori, lasciando al mercato lo svolgimento di servizi tecnici altamente specialistici e qualificati come i servizi di ingegneria e architettura, che richiedono una rilevante multidisciplinarietà. In termini generali non si comprende poi per quali ragioni i pubblici dipendenti, che già sono remunerati per lo svolgimento delle loro attività di istituto, debbano essere incentivati a svolgere il proprio lavoro. Vogliamo dirlo con chiarezza: riportando il Paese indietro di otto anni, questa scelta rischia soprattutto di cancellare una fetta di mercato, di distrarre le risorse tecniche delle amministrazioni dalla ben più importante fase di gestione delle procedure di realizzazione degli interventi, con rischi severi anche sull’attuazione del PNRR e in definitiva di ridurre qualità dei progetti e indurre le condizioni affinché con gli appalti integrati si possa fare lievitare i costi per recuperare i ribassi offerti in gara. Spiacenti, ma noi non ci stiamo!”.
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