Dopo un 2018 in ripresa, come stanno andando le gare per i servizi di ingegneria e architettura? Nei primi due mesi del 2019 si era registrata una crescita molto importante. Sarà proseguita a marzo e aprile? Troviamo la risposta nell’analisi del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
Si conferma e si rafforza il trend estremamente positivo registrato nel primo bimestre, tanto che possiamo parlare di ‘boom’. Gli importi posti a base d’asta per le sole gare di progettazione ed altri servizi (escludendo dunque accordi quadro, concorsi, servizi ICT e gare con esecuzione) arrivano a sfiorare i 180 milioni di euro, il 141% in più rispetto allo stesso bimestre del 2018!
Sommando tutti i bandi messi a gara dall’inizio dell’anno, gli importi posti a base d’asta ammontano complessivamente a quasi 326 milioni di euro, mentre lo scorso anno, nello stesso periodo, la cifra era inferiore ai 150milioni di euro. Il dato è tanto più significativo se si pensa che questa stima non tiene conto degli accordi quadro, i concorsi di idee e di progettazione e gli importi destinati ai soli servizi di ingegneria e architettura nelle gare con annessa l’esecuzione dei lavori.
Nel bimestre in esame sono stati pubblicati anche 16 accordi quadro, per un valore complessivo di poco inferiore ai 30 milioni e mezzo di euro (pari al 12,3% degli importi complessivi posti a base d’asta nello stesso periodo) e il montepremi dei concorsi di idee e di progettazione ha superato i 265mila euro. Se si comprendono anche queste somme, l’importo complessivo posto a base d’asta nelle gare del bimestre marzo-aprile 2019 ha superato i 226 milioni di euro, contro gli 85 milioni dello stesso periodo del 2018 e i 195 milioni di euro del primo bimestre 2019.
I dati del primo quadrimestre 2019, dunque, confermano non solo il trend positivo di questo mercato, in atto da tre anni, ma anche l’impatto positivo del Decreto Correttivo al Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs 19/04/2017 n° 56 entrato in vigore nel mese di maggio del 2017), in attesa degli effetti dello “sbloccacantieri”, appena approvato.
L’analisi degli ingegneri italiani
“I dati del rapporto del Centro Studi - afferma Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI - confermano il trend positivo dell’andamento del mercato dei SIA e sono in tendenza con quanto lo stesso mercato ha fatto registrare a partire dal 2016, anno di entrata in vigore del DLGS 50/2016. Rimane tuttavia evidente come la porzione del mercato dei SIA affidati ai liberi professionisti sia circoscritta per larga parte nella fascia inferiore ai 40.000 euro, fascia che tuttavia riserva anch’essa almeno un quarto degli affidamenti/importi ad altre categorie di affidatari (società, RTI/ATI miste, etc)”.
“Nei primi tre anni di applicazione del Nuovo Codice - dice Michele Lapenna, Consigliere CNI e delegato sulla materia - si è registrata una forte ripresa del mercato, che ha visto più che raddoppiati i valori pre entrata in vigore del DLgs 50/2016. Si è trattato di una vera e propria inversione di tendenza rispetto alla situazione relativa agli anni di vigenza del Codice De Lise, nel quale il mercato dei SIA era caratterizzato da una fortissima recessione. L’assenza di una priorità per gli affidamenti interni alla stazione appaltante, l’eliminazione dell’incentivo per la progettazione e la limitazione dell’Appalto Integrato hanno determinato questo andamento positivo del mercato dei SIA. In quest’ottica, forte è la nostra preoccupazione per alcune delle modifiche al Codice contenute nel cosiddetto decreto ‘Sblocca Cantieri’, di cui pure si condividono alcuni punti, in particolare il superamento della soft law e la previsione di un Regolamento Attuativo. La riproposizione dell’Appalto Integrato, il progetto semplificato per le Opere di manutenzione e l’eliminazione del tetto sull’offerta nel caso dell’OEPV, rischiano di mettere in crisi uno dei capisaldi del Nuovo Codice e cioè la centralità del progetto nella realizzazione delle Opere Pubbliche e l’autonomia del progettista rispetto all’impresa, con il rischio di deprimere il mercato dei SIA, ma soprattutto di riproporre quanto di negativo si era verificato con il precedente quadro normativo, caratterizzato da uno scadimento della qualità progettuale e il conseguente ricorso alle varianti, con dilatamento dei costi e dei tempi di esecuzione delle opere”.
Ulteriori dati sul mercato
I dati relativi ai due mesi in esame confermano la tendenza, già in atto dall’inizio dell’anno, a pubblicare bandi di importi superiori rispetto al passato: la quota di gare con importo a base d’asta superiore ai 221mila euro arriva a sfiorare il 20%, laddove nello stesso bimestre del 2018 non arrivava al 17%. In calo, invece, le gare con importo inferiore ai 40mila euro, che scendono dal 45,4% dello scorso anno al 36%, valore, quest’ultimo, in linea con quanto rilevato nei primi due mesi del 2019. Va evidenziato, tuttavia, che questa ‘parte’ di appalti potrebbe essere tutta assegnata mediante l’affidamento diretto, senza la necessità di bandire una gara, e che il calo registrato del numero di gare con importi bassi potrebbe dipendere solo dalla mancata pubblicazione dei bandi.
Passando alle aggiudicazioni, i dati relativi agli importi medi rilevati nel bimestre marzo-aprile si rivelano in linea con quanto registrato nello stesso bimestre del 2018, assestandosi intorno ai 118mila euro. La situazione varia, tuttavia, in base alla tipologia di aggiudicatario, con buoni risultati per i professionisti: l’importo medio di aggiudicazione appare, infatti, in diminuzione nelle gare affidate alle società e alle RTI/ATI miste (i raggruppamenti e le associazioni tra società e professionisti), mentre invece aumenta nelle gare aggiudicate dai consorzi (anche se in questo caso i valori variano molto tra un bimestre e l’altro) e dai liberi professionisti, che si aggiudicano bandi del valore medio di circa 37mila euro, contro i quasi 32mila del 2018. Se si limita l’osservazione alle sole gare con importo a base d’asta inferiore ai 40 mila euro, ossia l’ambito privilegiato dei professionisti, il mercato appare ancora ben saldo nelle loro mani, tanto da riuscire ad assicurarsi circa i tre quarti degli appalti (sia in termini di gare che di importi aggiudicati).
Sul versante dei ribassi offerti, si registra un lieve aumento dei valori medi, che si attestano al 36%, contro il 32,9% rilevato nello stesso bimestre del 2018.