Contratti pubblici: il punto su ribassi e affidamenti diretti

di Marco Zibetti
Il report “Ribassi nei contratti pubblici” elaborato dall'Anac propone un’analisi descrittiva degli appalti aggiudicati nel periodo 2017-2023. Ecco cosa emerge

Negli ultimi anni il settore dei contratti pubblici è stato oggetto di vari interventi normativi che hanno cambiato (non sempre in meglio) le regole del gioco. L’Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione, ha fatto il punto suribassi e affidamenti diretti. Scopriamo di più.
In particolare, il primo intervento normativo sull’innalzamento di tali soglie si è avuto con la legge 120/2020. Le soglie per l’affidamento diretto, fissate a 40.000 prima di tale legge, sono state innalzate a 75.000 euro per gli appalti aventi ad oggetto servizi e forniture e a 150.000 euro per gli appalti di lavori. Il decreto legge n. 77/2021 ha poi ulteriormente innalzato le soglie per gli appalti di servizi e forniture a 139.000 euro. Questo ha comportato più affidamenti diretti e meno gare con ribassi.
Complessivamente, le variazioni nei ribassi osservate tra i due periodi analizzati appaiono collegate ad un ‘mancato risparmio’ delle pubbliche amministrazioni tra gli anni 2021 e 2023, che va da 350,96 a 372,96 milioni di euro (a seconda se si utilizzi rispettivamente la media aritmetica o ponderata dei ribassi).
E’ quanto emerge dal report “Ribassi nei contratti pubblici”, elaborato dall'Autorità Nazionale Anticorruzione. Si tratta di un’analisi descrittiva dei contratti aggiudicati nel periodo 2017-2023, considerando le procedure di gara utilizzate tra il 2017 e il 2023.

Appalti pubblici: le rilevazione e le analisi dell’Anac

In particolare, è stato effettuato un confronto tra il quadriennio 2017-2020 e il triennio 2021-2023, così da fornire una valutazione dell’evoluzione dei ribassi a seguito di interventi legislativi che hanno stabilito l’innalzamento delle soglie di valori contrattuali sotto le quali le stazioni appaltanti hanno la facoltà di utilizzare gli affidamenti diretti.
Nel periodo considerato è stato osservato un calo del valore medio dei ribassi da circa il 9% a poco più del 7%, guidato prevalentemente da una forte riduzione dei ribassi nei contratti ad oggetto lavori. Parallelamente, è stato rilevato un cambiamento nelle modalità di scelta del contraente adottate dalle stazioni appaltanti, al quale corrisponde un sempre maggiore utilizzo dell’affidamento diretto. Sulla base di tali osservazioni, sono state fornite delle stime preliminari e approssimative del mancato risparmio che si assesta su cifre superiori ai 300 milioni.
“Si può ritenere che l’affidamento diretto sia per sua stessa natura caratterizzato da un livello di concorrenza tra operatori economici più basso rispetto a quanto si potrebbe osservare in altre modalità di scelta del contraente, per esempio le procedure aperte”, scrive Anac nel report. 
“Pertanto, è ragionevole ipotizzare che un più diffuso utilizzo dell’affidamento diretto abbia un impatto sui costi di approvvigionamento.
Ad esempio, si consideri una stazione appaltante A, che ha necessità di acquistare beni per importo pari ad 100.000 euro. In assenza delle disposizioni di cui sopra, la stazione appaltante avrebbe l’obbligo di espletare una procedura più competitiva dell’affidamento diretto. Si ipotizzi, che in tale scenario a seguito della presentazione di molteplici offerte, il contratto sia stato aggiudicato con un ribasso del 20%. A seguito, dell’innalzamento delle soglie, è invece possibile far ricorso all’affidamento diretto. Si ipotizzi che in questo secondo caso, per via del minore vincolo concorrenziale a cui è soggetto l’operatore economico, il contratto è aggiudicato con valore pari al valore inizialmente prestabilito di 100.000 euro, che si può considerare corrispondente ad un ribasso dello 0% (ossia). Questi due scenari alternativi comportano una differenza nel costo sostenuto dalla stazione appaltante pari ad 20.000 euro, dato dalla differenza tra i ribassi (20% - 0%) moltiplicata per l’importo a base d’asta (100.000 euro). Tale differenza va considerata come un ‘mancato risparmio’, da ricondursi all’innalzamento delle soglie per l’utilizzo dell’affidamento diretto”.
In base alla ricerca effettuata da Anac, risulta che:
1. per quanto riguarda i lavori, il maggior utilizzo dell’affidamento diretto a scapito delle altre procedure ha comportato una riduzione nella misura di risparmi da ribassi pari a circa 219,07 milioni di euro se si considera il valore medio dei ribassi ottenuto tramite media ponderata, o pari a circa 223,93 milioni di euro, se si utilizza la media aritmetica;
2. per quanto riguarda i servizi, il maggior utilizzo dell’affidamento diretto a scapito delle altre procedure ha comportato una riduzione nella misura di risparmi da ribassi pari a circa 101,61 milioni di euro se si considera il valore medio dei ribassi ottenuto tramite media ponderata, o pari a circa 98,98 milioni di euro, se si utilizza la media aritmetica;
3. per quanto riguarda le forniture, il maggior utilizzo dell’affidamento diretto e della procedura ristretta a scapito delle altre procedure ha comportato una riduzione nella misura di risparmi da ribassi pari a circa 27,94 milioni di euro se si considera il valore medio dei ribassi ottenuto tramite media ponderata, o pari a circa 27,01 milioni di euro, se si utilizza la media aritmetica.


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