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COPENAGHEN: Segue la conferenza ONU sul Clima

Energie rinnovabili di
Obiettivo: Limitare l'aumento delle temperature medie globali entro 1,5°C o al massimo 2°C

Nel momento più delicato e decisivo del vertice sul clima di Copenaghen è stato  caratterizzato ancora da profonde divisioni tra i paesi che discutono di una strategia globale per affrontare i cambiamenti climatici, Mikhail Gorbaciov  ha invitanto i 192 Paesi riuniti fino al 18 dicembre nella capitale danese, ad abbandonare i personalismi e a cercare un nuovo accordo che tenga fede alle esigenze del pianeta.

I danni e i rischi del cambiamento climatico sono alle porte e sembrano sproporzionati rispetto alle misure finora adottate in materia di salvaguardia del clima. Per questo, l’ex presidente dell’Urss ha chiesto ai leader mondiali un’azione immediata.
“Abbiamo il potere di salvare il mondo. – ha detto Gorbaciov – Anche i singoli potranno fare la differenza scrivendo a chi li rappresenta anche attraverso i social network che frequentano ogni giorno”.

Purtroppo, l'ottava giornata di negoziati ha dimostrato quanto sia ancora lontana un’intesa globale sul clima. I paesi africani, sostenuti dai Paesi in via di sviluppo del G77, avevano  sospeso la loro partecipazione ai gruppi di lavoro della conferenza sul clima di Copenaghen minacciando di boicottare il vertice se non fossero state ascoltate le loro proposte.
 
I paesi africani chiedono di rilanciare il protocollo di Kyoto creando un secondo periodo del famoso trattato anche dopo la sua scadenza nel 2012.
 Nel pomeriggio del 14 dicembre,l’Africa è tornata al tavolo dei negoziati dopo aver ottenuto garanzie dalla presidenza danese che tornerà a lavorare anche su questa ipotesi.

Restano ancora due binari paralleli.
Da un lato, la proposta africana di riproporre il protocollo di Kyoto, l’unico trattato a oggi con limiti legalmente vincolanti per i paesi industrializzati. Una soluzione che offre più garanzie ai paesi poveri in quanto avrebbe valore vincolante immediato per tutti i Paesi che hanno già adottato il trattato come legge nazionale. 
 
Dall’altro lato, si propone di creare un nuovo trattato con presupposti simili a quello di Kyoto, ma includendo fin da subito anche gli Stati Uniti e con limiti più stringenti per le maggiori economie emergenti come Cina e India.