Coronavirus: che ruolo deve avere l’architettura nella ripartenza?

Professione di Marco Zibetti
Il Cnappc si chiede perché gli architetti non vengano coinvolti in questa fase drammatica della vita del nostro Paese, in cui si riflette sulla ricostruzione del nostro modo di vivere

La tanto attesa Fase 2 dell’emergenza Coronavirus è alle porte. Occorre progettare il futuro e su questo fronte il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha qualcosa da dire.

“Come gestiremo, nel dopo emergenza, i luoghi dell’abitare, gli spazi pubblici, le dinamiche urbane? Come verrà fatta ripartire l’economia, riattivati i cantieri, trasferita un'indispensabile spinta propulsiva al mondo delle costruzioni? Ed ancora, Come vediamo il futuro delle nostre città, dei territori, muovendo dall’insegnamento della pandemia? Serve una capacità di progetto. Dunque c’è bisogno di architettura e di architetti. Eppure tutto questo pare non essere sufficientemente percepito dai principali attori politici e dai decisori del nostro Paese”, scrive il Cnappc.

“E’ quantomeno singolare che gli architetti non vengano coinvolti in una fase drammatica della vita del Paese in cui si riflette sulla ricostruzione di un modo di vivere diverso, in cui la dimensione spaziale della nostra esistenza assume un ruolo prioritario, finanche di sopravvivenza. E’ inaccettabile che gli architetti non abbiamo un ruolo riconosciuto nella delineazione del disegno strategico di quel che è prioritario, giusto e utile fare per il nostro Paese: perché la crisi, la pandemia, la paura si traducano in una possibilità e non rimangano nel nostro tessuto sociale solo come una ferita. Un trauma senza risposta”.

Le tre linee d’azione indicate dal Cnappc

Auspicando al più presto un confronto con il Governo, il Consiglio Nazionale si sta muovendo in questi giorni lungo tre direttrici complementari:

1. Il lavoro sull’immaginazione del futuro. Dopo anni dominati da un'incombente idea di “presente” la vera svolta sarà investire nel futuro, negli scenari e dare risposte sulla casa, sul quartiere, sul nuovo digitale, sulla mobilità, sull’educazione, sulla sanità (una reale utopia?). Su questo tema, il Comitato Scientifico che prima dell’emergenza stava lavorando con CNAPPC al percorso sulla città del futuro, lo scorso 7 aprile ha elaborato alcune linee di riflessione che si tradurranno nel lancio di una piattaforma digitale di partecipazione, condivisione e proposta per l’intera comunità degli architetti. La piattaforma sarà un luogo di scambio e permetterà la raccolta di suggestioni, proposte e contributi che verranno veicolati ai decision makers del nostro paese come contributo degli architetti al Progetto di Futuro per il nostro Paese. “Abbiamo pensato a una piattaforma perché crediamo nel senso di comunità, nella forza della voce collettiva, che condensa, dà spazio e rilievo ai pensieri dei singoli nel mondo dell’architettura”.

2. Le strategie per il mondo delle costruzioni. Il CNAPPC lavora assieme a RPT e CUP all’elaborazione di proposte di ripartenza per il mondo delle costruzioni, fiaccato da anni di crisi, marginalizzato rispetto ai luoghi della riflessione sui processi di sviluppo. “Per riemergere da questo declino è necessario sviluppare un progetto coraggioso, un modello di sviluppo sostenibile e resiliente che non può prescindere da una consapevole strategia di investimento che interessi l’ambiente costruito”.

3. Il quadro normativo. Il CNAPPC sta elaborando con RPT raccomandazioni per l’indispensabile cambio di paradigma e per l’integrale rivisitazione della legislazione di settore attualmente vigente, evidenziando gli snodi di effettiva innovazione e drastica semplificazione dei principi della legislazione urbanistica, del codice appalti, e del testo unico dell’edilizia.

Per il CNAPPC “sono tre approcci diversi e imprescindibili perché i progetti possano tradursi in luoghi e opportunità per la nostra società. Da troppi anni l’assenza di visione si traduce in un'azione politica ridotta a gestione, limitata alla ricerca di soluzioni immediate ai problemi contingenti.

Per riemergere da questo declino è necessario sviluppare un progetto di futuro: la qualità dell’ambiente costruito in cui abitiamo è una parte fondamentale della qualità della nostra vita e uno dei fattori determinanti la soluzione ai problemi ambientali (e mai come in questo periodo di segregazione forzata ce ne rendiamo conto).

Serve dunque un cambio di paradigma per ricostruire su nuove basi, con le persone al centro del progetto, e con una visione strategica almeno trentennale, la relazione tra economia e società.

Il COVID-19, oltre ad averci fatto piombare in una profonda crisi sanitaria ed economica, può rappresentare una gigantesca opportunità verso il cambiamento, con interventi radicali, in una partita tutta da giocare, senza avere paura di giocarla”.


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