Il più recente Dpcm per contrastare la diffusione del Coronavirus, datato 10 aprile, ha sancito la riapertura di alcune attività. Non sono chiarissimi, però, i criteri usati per la scelta. Che in effetti ha generato del malcontento. Vediamo, ad esempio, come ha reagito Unicmi.
L’Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche, dell’Involucro e dei serramenti, che rappresenta importanti soggetti industriali e artigianali della filiera italiana dell’involucro edilizio (serramenti metallici e facciate continue), per un fatturato di oltre 2,1 miliardi di euro, un tessuto di oltre 15.000 aziende e oltre 80.000 occupati, ha analizzato l’allegato 3 del Dpcm e ha riscontrato un'ingiustificabile discriminazione.
L’esclusione delle aziende rappresentate da Unicmi
Fra i codici ATECO rientranti nelle attività produttive che possono essere in funzione troviamo la “famiglia” del codice 16 (Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili); fabbricazione di articoli in paglia e materiali da intreccio) che comprende quindi il codice 16.23.10 (Fabbricazione di porte e finestre in legno escluse porte blindate) e la “famiglia” del codice 22.2 (Fabbricazione di articoli in materie plastiche (ad esclusione dei codici: 22.29.01 e 22.29.02) che comprende quindi il codice 22.23.02 (Fabbricazione di porte, finestre, intelaiature eccetera in plastica per l'edilizia).
Lo stesso allegato 3 invece esclude dalle attività produttive che possono essere in funzione quelle rientranti nei codici ATECO 25.12.10 (Fabbricazione di porte, finestre e loro telai, imposte e cancelli metallici).
Posto che Unicmi non è di certo contraria all’inserimento fra le attività che possono operare quelle relative ai codici della filiera del legno e del pvc, ritiene però assolutamente discriminatorio escludere dallo stesso elenco i codici della filiera dell’alluminio e dell’acciaio. Tale decisione rischia infatti di produrre una grandissima distorsione sul mercato, penalizzando una filiera di PMI italiane rispetto ad altre omologhe filiere.
L’immediato inserimento delle attività afferenti al codice 25.12.10 è dunque necessario innanzitutto per riparare un vulnus ingiustificabile, ma anche per non frantumare gli aspetti sistemici interfiliera riguardanti produzioni e servizi comunque indispensabili, oggi per servizi essenziali (manutenzione e/o installazione di prodotti per ospedali, RSA, etc.) e nell’immediato futuro per la ripresa dell’intero comparto delle costruzioni. Inoltre la riapertura delle attività, soprattutto della parte produttiva, consentirebbe di colmare il gap creatosi sulle commesse in corso in modo da essere completamente operativi al momento in cui si potrà anche collocare i prodotti nei cantieri italiani e internazionali.
Con una lettera urgente al Presidente del Consiglio Conte e ai Ministri Patuanelli (MISE) e De Micheli (MIT), Unicmi ha chiesto di intervenire urgentemente al fine di riparare a questo gravissimo vulnus.