Costruzioni: facciamo il punto sull’andamento del settore

di Marco Zibetti
Il XXXVII Rapporto Congiunturale del CRESME si avvale di due metafore per spiegare l’andamento del settore costruzioni: 'montagne russe' e 'forza inerziale'

Come sta andando il settore costruzioni? È la domanda delle domande per chi lavora in questo comparto tanto variegato quanto decisivo per l’intera economia italiana. Troviamo la risposta grazie al XXXVII Rapporto Congiunturale del CRESME.
Leopere pubbliche stanno trainando il mercato. Come previsto si è verificato il passaggio di testimone tra il mercato della riqualificazione privata e quello delle opere pubbliche: “Scendere per salire su un altro treno” era lo slogan usato guardando avanti nel XXXIII Rapporto CRESME. E così le cose stanno. Ma una corretta lettura di quello che sta succedendo necessita di due metafore di riferimento per capire meglio: la prima è quella delle ‘montagne russe’; la seconda è quella della ‘forza inerziale’.
Che le costruzioni stiano vivendo una fase ciclica fuori scala ce lo dicono i dati, sia quelli delle opere pubbliche sia quelli della riqualificazione privata. Pochi numeri ci aiutano a comprendere. Dal 2014 al 2020, la media annua degli importi delle gare di opere pubbliche aggiudicate è stata di 15 miliardi di euro; nel 2021 si sale a 50 miliardi in un solo anno, nel 2022 a 59, nel 2023 a 95.
Il mercato delle opere pubbliche del 2023 è grande 6,3 volte quello della media annua dei nove anni che vanno dal 2012 al 2020. Nei primi sei mesi del 2024 il calo delle aggiudicazioni è del -64%. Certo ora bisogna fare i lavori, e quelli del PNRR, che sono solo una parte di questo mercato, in poco tempo. E quindi il mercato è cresciuto moltissimo. Ma dopo? Di certo ci sarà da attendere un’importante correzione.
Per quanto riguarda il mercato della riqualificazione,la stagione dei Superbonus è finita, quella dei Bonus è in riduzione, e anche qui le ‘montagne russe’ hanno disegnato il mercato delle costruzioni: dal 2013 al 2020 i vecchi incentivi, del 50%, del 65% ma anche del 75% e 85%, avevano attivato un mercato di 28 miliardi di euro all’anno. Poco meno del doppio degli appalti di opere pubbliche. Nel 2021 i lavori incentivati, tutti i lavori incentivati, salgono a 67,1 miliardi; nel 2022 a 94,6, nel 2023 ‘scendono’ a 83,7. Nel 2023 il Superbonus per il risparmio energetico, da solo, aveva attivato 46 miliardi di euro di lavori, nei primi tre mesi del 2024 ancora 14,5 miliardi, ma poi nell’insieme dei cinque mesi successivi si scende a 728 milioni. A agosto sono 59 milioni. La correzione sul mercato è pesante perché il picco è stato fuori scala. Che sta succedendo nel mercato della riqualificazione e cosa succederà nei prossimi anni è la domanda da porsi oggi. E cosa succederà per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio è un’altra riflessione da fare.
Alcuni dati ci dicono che il 2024 sta andando meglio delle attese. Per comprendere cosa sta succedendo pensiamo si debba tener conto di uno dei principali caratteri del mercato delle costruzioni: la sua ‘forza inerziale’. Le costruzioni sono una macchina pesante che parte lenta e si ferma lenta, come una grande nave a pieno carico che lanciata a tutta velocità, per fermarsi, a macchina tutta indietro, impiega anche 5 miglia (8 chilometri). Più la nave è grande più impiega tempo a fermarsi. L’onda di domanda è stata così alta che non si è esaurita velocemente, per i tempi dei cantieri, per le diverse fasi dei cicli di lavoro e per la capacità dell’offerta. Così appaiono numeri molto diversi: le casse edili ci dicono che l’occupazione nel 2024 è cresciuta del 4%, grazie al boom delle opere pubbliche; mentre la vendita di caldaie e condizionatori si è invece dimezzata. Mercati diversi, tempi diversi.

Costruzioni: i punti interrogativi sui prossimi mesi

Possiamo dire che l’attività di riqualificazione è già entrata nella fase della contrazione del mercato, mentre le opere pubbliche sono entrate nel vivo dell’attività. Anzi sono entrate nella sfida stretta dei tempi realizzativi del PNRR, sperando che fili tutto liscio. 2026, 2027 e poi? Molto dipenderà da quello che siamo riusciti a fare: la modernizzazione del Paese ci sarà? Il salto economico atteso con il PNRR ci sarà? Anche questi sono temi su cui riflettere con numeri alla mano. Il primo fattore di cambiamento dal quale partire è che le imprese, grazie alle bolle espansive, hanno in gran parte risanato i bilanci. Un secondo è che la politica economica europea è tornata restrittiva. Ma c’è molto altro da considerare.
E poi che succede sul mercato della casa? La questione abitativa in molte città è tornata al centro del dibattito, in Italia si costruiscono poche case, meno che in tutta Europa; le compravendite danno segnali di ‘rimbalzino’, ma l’offerta di affitto ‘normale’ non c’è; i tassi sono ancora alti, ma stanno scendendo, i costi di costruzione restano elevati e c’è da chiedersi se ci saranno, anche qui, ritorni indietro. Certo sta tornando la scontistica nel B2B. E poi il mondo delle costruzioni, come tutto è sottoposto a profondi cambiamenti: si pensi all’entrata in funzione da gennaio dell’uso del BIM nei progetti pubblici, ma anche alla nuova disciplina contenuta nel nuovo Regolamento Europeo sui prodotti da costruzione, oppure ai contratti collaborativi, ai nuovi progetti di industrializzazione e alla nuova accelerazione della digitalizzazione. E alle nuove normative europee arrivate e in arrivo.


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