Che anno è stato il 2020 per il settore costruzioni? È facile intuire che non sia stato facile, con la pandemia che ha condizionato tutte le attività economiche, specialmente nel periodo di lockdown della scorsa primavera.
Secondo L’Osservatorio dell’Ance, il Covid ha spento ogni possibile segnale di ripresa che faceva capolino nel 2019 soprattutto nel mercato della casa e peggiorato le condizioni generali di un settore che in 12 anni ha perso 1/3 dei livelli produttivi che aveva nel 2008.
A commentare lo scenario disegnato dall’Ance, l’economista Marcello Messori, che ha analizzato le prospettive in vista dell’utilizzo del Recovery Plan, richiamando la necessità di accelerare i tempi delle decisioni, concentrando l’azione su meno interventi prioritari. Il 2020 si è chiuso dunque con un -10% degli investimenti e la preoccupazione che anche il rimbalzo previsto nel 2021 del +8,6% sia a rischio per la cronica incapacità del sistema italiano di spendere le risorse disponibili e accelerare l’apertura di cantieri per la messa in sicurezza del Paese e per lo sviluppo di reti e città.
Cosa chiedono i costruttori per il rilancio?
Le premesse non sono infatti le migliori: si stanno cominciando a spendere ora risorse previste nelle leggi di Bilancio del 2016-2017. Di qui l’appello del Presidente Gabriele Buia al futuro premier Mario Draghi affinché affronti subito con coraggio le riforme strutturali che devono consentire al settore e quindi al Paese di ripartire. “La prima cosa che chiederei al presidente Draghi è aprire subito i cantieri che sono bloccati da anni, dove ci sono le offerte presentate, ma non aggiudicate, che sono miliardi di euro", ha detto chiaramente Buia, che chiede "nel frattempo di mettere in atto quelle semplificazioni necessarie per l'utilizzo della spesa” e di affrontare il problema dell’assenza di progetti.
Tra le misure di rilancio, grande attenzione per il Superbonus, che deve essere prorogato e semplificato per poter dare a pieno i frutti annunciati in termini di crescita e occupazione in chiave di sostenibilità. Forte preoccupazione invece per il rischio finanziario per le imprese: “Le misure emergenziali a sostegno della liquidità messe in campo dal Governo - mette in guardia l’Ance - stanno per esaurire i propri effetti, mettendo a rischio la tenuta delle imprese di costruzione, penalizzate ancora di più a causa della nuova definizione di default”, e per una destrutturazione del settore, come testimonia il calo delle imprese più strutturate e l’aumento delle micro imprese con un addetto (62%).