L’Italia ha bisogno di svolgere un ruolo più importante per l’Unione Europea, diventandone sempre più un valore aggiunto. Ma come? I Geometri Italiani, assieme alla Rete delle Professioni Tecniche e al Comitato Unitario delle Professioni, indicano la via ai neoeletti parlamentari.
I 5 punti chiave secondo i professionisti
1) Lavoro - Solo in Italia il tema del lavoro coinvolge circa due milioni di professionisti: una dimensione contemporanea ineludibile, da cui non si può prescindere, che supera ampiamente i confini nazionali. L’Europa siamo anche noi e, per avviare un'inversione di tendenza, non dobbiamo considerare ogni richiesta proveniente dall’Unione Europea al pari di un'imposizione. Per trasformare l’Italia in un valore aggiunto per l’intero Sistema Europa, dobbiamo valorizzarne la bellezza, la cultura, il patrimonio artistico, la posizione strategica sul Mediterraneo. Occorre, pertanto, investire in una rilettura del territorio, nell’ammodernamento e nella messa in sicurezza delle infrastrutture, nella rigenerazione e nella riqualificazione di vastissime aree urbane e rurali. In altre parole, creare lavoro che attrae e genera investimenti (anche stranieri, e anche attraverso un utilizzo più efficace degli strumenti che l’Unione Europea mette a disposizione dei Paesi membri), ma non solo: è necessario creare le condizioni normative affinché questo possa avvenire.
2) Assetto normativo - Le norme di carattere europeo devono avere una ricaduta agile e veloce sul sistema italiano, non possiamo essere sempre in ritardo. Faccio un esempio: il giorno successivo all’entrata in vigore del decreto “Sblocca cantieri”, gli uffici erano comprensibilmente messi in difficoltà dalla necessità di dover fronteggiare le conseguenti modifiche al Codice appalti, al Testo Unico per l’edilizia, alle norme sulla ricostruzione. E’ chiaro che il confronto e la ragionevolezza devono entrare a far parte di una prassi metodologica per valorizzare lo strumento legislativo.
3) Sussidiarietà - Il problema, in questo caso, non risiede nella bontà del principio, mai messo in discussione, ma nei tempi di applicazione: l’Italia è lontanissima dalla gran parte dei Paesi occidentali che, sfruttando appieno le dinamiche insite nel processo di sussidiarietà, hanno potuto rimuovere ostacoli burocratici di varia natura, favorendo l’innovazione e la competitività. In parallelo, il discorso vale anche per la semplificazione, la grande incompiuta.
4) Accesso ai fondi comunitari - Si tratta di una misura inserita nella Legge di Stabilità 2016 e riferita alla programmazione 2014/2020. Nonostante ciò, raramente i bandi sono anche a misura di professionisti e può essere affermata l’equiparazione dei professionisti con le PMI. Sono ancora tanti i paletti alle aggregazioni professionali o multidisciplinari, nonostante siano i modelli di riferimento per la cosiddetta professione 4.0. Eppure questi fondi rappresentano una risorsa straordinaria per consentire agli studi di fare un salto di qualità, investendo in formazione e attrezzature all’avanguardia. Più in generale, inoltre, anche a causa della burocrazia i fondi assegnati non vengono spesi correttamente, generando la performance negativa dell’Italia.
5) Flat tax e equo compenso - Nella sua formulazione attuale, la flat tax, suo malgrado, rischia di essere una misura disaggregante, che favorisce l’isolamento professionale laddove il futuro, soprattutto nel mondo delle costruzioni, è la multidisciplinarietà; l’equo compenso è una misura di civiltà che la Categoria non smetterà di portare avanti: molto è già stato fatto e molto rimane ancora da fare. Assumerne la consapevolezza è compito della politica.