Si parla tanto di fonti rinnovabili di energia, concentrandosi soprattutto sui benefici ambientali che garantiscono. Ma c’è di più, e gli operatori del settore tengono a farlo sapere.
Nel mondo ci sono già 11 milioni di persone che lavorano direttamente nel settore delle energie rinnovabili, secondo l’ultimo rapporto di Irena, pubblicato solo tre giorni fa. In Italia, da uno studio del Gse sulle stime delle ricadute economiche e occupazionali delle fonti rinnovabili complessive, nel 2017 emerge che le unità di lavoro annuali in campo elettrico temporanee correlate agli investimenti sono pari a 15.935, mentre quelle permanenti correlate agli esercizi degli impianti sono pari a 37.652 unità. Per quanto riguarda le unità di lavoro annuali in campo termico temporanee correlate agli investimenti sono pari a 28.537, mentre quelle permanenti correlate agli esercizi degli impianti sono pari a 31.917 unità”.
L’evento romano organizzato da Free
Sono anche questi i dati di cui si è parlato nel corso di un convegno organizzato a Roma dal Coordinamento Free (Fonti rinnovabili ed efficienza energetica) sul tema de “La transizione energetica alla sfida dell’occupazione”, che fa parte di una serie di confronti avviati dallo stesso Coordinamento sulla proposta di Piano Energia e Clima, presentata dal Governo.
Ancora prima che il tema si imponesse all’attenzione dell’opinione pubblica con la protesta dei gilet gialli, il Coordinamento Free ha sempre avuto la convinzione che il consenso sugli obiettivi energetico-climatici si può creare soltanto garantendo una crescita economica che riduca le disuguaglianze, e che realizzi l’ecologia integrale auspicata da Papa Francesco.
I relatori intervenuti al convegno hanno affrontato il tema del lavoro nella transizione energetica, declinato nella sua dimensione sindacale, di qualificazione professionale. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili rappresenta, infatti, una possibilità concreta di aumento dell’occupazione. Inoltre, durante il convegno, sono state affrontate le tematiche riguardanti i nodi della riconversione produttiva e i risvolti occupazionali della transizione energetica. Si è discusso infine dello sviluppo nell’industria dell’accumulo chimico, come nuovo sbocco occupazionale e delle traiettorie evolutive della formazione del settore dell’energia.