“Si approvi rapidamente il Ddl Concorrenza e si respingano gli ennesimi tentativi di strumentalizzazione sulla pelle di tante società di ingegneria e di tanti professionisti che vi lavorano". È questa la riposta dell'OICE al comunicato stampa della Rete delle professioni tecniche e delle Casse di previdenza, che si pongono di traverso rispetto all'approvazione del ddl concorrenza. Per il presidente OICE, Gabriele Scicolone, "a quasi tre anni di distanza dall'adozione del testo e dopo due approfondite discussioni durate un tempo così lungo, non residua più alcuna ragione d'essere per immotivati e assurdi tentativi di ritardare il varo del disegno di legge, che chiuderebbe anche ogni ipotetico (e a nostro avviso illogico e strumentale) contenzioso sull'operatività delle nostre società in ambito privato".
"Le due disposizioni che ci auguriamo fermamente - dice Scicolone - vedano la luce al più presto, rappresentano un equilibrato punto di compromesso (raggiunto grazie anche alla sensibilità e attenzione mostrata dal Parlamento e dal Governo) fra tutela delle esigenze di garanzia dei principi di personalità della prestazione, di assicurazione del professionista che materialmente svolge la prestazione e di controllo da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (così come avviene nel settore pubblico, alla luce del recente d.m. 263/2016 che ha confermato il Casellario delle società di ingegneria presso l'Autorità). Parlare di deontologia per società che occupano decine di migliaia di professionisti tenuti al rispetto del codice deontologico, significa semplicemente fare finta di non capire. Che ci si rassegni a prendere atto che le società di ingegneria possono tranquillamente operare in ambito privato, così come hanno riconosciuto a chiare lettere la Cassazione, con la recente sentenza del marzo 2017, e il Commissario governativo alla ricostruzione post terremoto, oltre alle migliaia di committenti privati che hanno affidato alle nostre società interventi in ogni ambito del settore delle costruzioni e dell'impiantistica".
È il vice presidente, Giorgio Lupoi, a concludere, ricordando che "le due disposizioni tengono conto della realtà in cui operano tali società, che possono anche soltanto incidentalmente svolgere attività professionali protette e che sono sul mercato privato e pubblico con modalità e dimensioni che non possono in alcun modo essere equiparate alle società tra professionisti, sia dal punto di vista organizzativo (si arriva anche a migliaia di dipendenti, sia per le società di ingegneria pura che per quelle di general contracting), sia dal punto di vista della compagine sociale (molte società sono possedute da altre società e alcune sono anche quotate in Borsa). Infine, che siano le Casse di previdenza ad affiancarsi alla RTP pare oltremodo assurdo, visto che la metà del 4% di contributo integrativo versata alle Casse proviene da commesse private. Evidentemente se così fosse, cioè che le società di ingegneria non possono lavorare nel settore privato, le casse si sarebbero macchiate di un vero e proprio reato".