Ddl Semplificazione Lavoro: il parere dei professionisti

Professione di Marco Zibetti
Confprofessioni è stata ascoltata in Senato a proposito del Ddl Semplificazione Lavoro. Vediamo insieme cosa piace alla Confederazione e cosa va cambiato

Il cosiddetto Ddl Semplificazione Lavoro mira ad alleggerire le normative giuslavoristiche del nostro ordinamento e facilitare l’accesso al mondo del lavoro. Cosa ne pensano i liberi professionisti? Confprofessioni è intervenuta in audizione in Senato. Leggiamo la sua posizione.

“Apprezziamo la ratio del provvedimento, tuttavia riteniamo necessario che sia coordinato con le norme emanate dal Governo nell’ultimo anno tramite il Ddl Lavoro e Decreto Lavoro, che hanno già regolato molti degli istituti presi in esame da questo disegno di legge”.

A cominciare dai contratti di lavoro a tempo determinato, la Confederazione valuta positivamente il compromesso raggiunto con il Decreto Lavoro, che attribuisce alle parti sociali la possibilità di definire le casuali che consentono il ricorso al lavoro a termine oltre i 12 mesi. “Nel rinnovo del CCNL per i dipendenti degli studi professionali del 16 febbraio scorso, Confprofessioni, insieme alle controparti sindacali, ha infatti delineato le causali conformandole alle caratteristiche del settore. Pertanto, un ulteriore intervento su questa materia - ha spiegato - rischia di appesantire il quadro regolativo”.

Informazione dei lavoratori e welfare

Per quanto riguarda le norme in materia di informazione dei lavoratori, la Confederazione ritiene che la possibilità, introdotta dal Decreto Lavoro, di rinviare alla legge o alla contrattazione collettiva, senza la trascrizione di testi o informazioni, rappresenti una buona soluzione e invita ad una valorizzazione dell’Archivio dei contratti collettivi realizzato dal Cnel, in quanto “patrimonio di informazioni a disposizione dei cittadini e dei lavoratori”.

Confprofessioni ritiene inoltre importanti gli interventi volti a sostenere la diffusione di misure di welfare, in particolare, l’innalzamento a 750 euro della soglia per i fringe benefit, ancora fermi alle vecchie 500.000 lire (258,23 euro). Una misura che, secondo la Confederazione, “dovrebbe divenire strutturale, per permettere ai datori di lavoro un’adeguata pianificazione dei budget da destinare alle finalità del welfare aziendale, dando così un effettivo sostegno ai lavoratori dipendenti e alle loro famiglie”. Confprofessioni ha infine ribadito la necessità di prevedere interventi di welfare anche a favore di professionisti e lavoratori autonomi, in un’ottica di equità tra le diverse categorie.

 

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