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Decreto Rilancio: quali misure per il mercato immobiliare?

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Decreto Rilancio: quali misure per il mercato immobiliare?
Balzano all’occhio il meccanismo del credito d’imposta e i bonus per favorire la riqualificazione energetica, estetica e gli interventi anti-sismici. Ma è abbastanza?

Il Decreto Rilancio si pone l’ambizioso obiettivo di aiutare l’economia italiana a uscire dalla crisi causata dalle misure restrittive imposte per contenere il contagio da Coronavirus. Ma cos’è stato fatto per il mercato immobiliare?

Oltre a sussidi diretti alle persone fisiche e alle imprese, di entità insufficiente per ammortizzare gli effetti della chiusura di oltre due mesi delle aziende, il meccanismo del credito d’imposta è una delle modalità di intervento sul settore immobiliare. Ed è un meccanismo che ha dei limiti per favorire la ripresa e la liquidità delle imprese, come vedremo nel caso degli affitti.

Secondo il portale Casa.it, sono certamente positive le misure perfavorire riqualificazione energetica, estetica e per gli interventi anti-sismici. Si tratta di un meccanismo che ha dato ottimi risultati in passato e che coglie l’obiettivo di concorrere a riqualificare un patrimonio immobiliare residenziale spesso obsoleto e per questo svalutato. Inoltre, permette di ridurre, nel caso di riqualificazione energetica, il costo di climatizzazione dell’abitazione stessa, che pesa parecchio sui bilanci delle famiglie.

Le altre misure contenute nel Decreto Rilancio

Quanto al credito d’imposta a fronte dei canoni di affitto pagati dalle imprese, il meccanismo adottato ha alcuni limiti, oltre ai valori assoluti del credito stesso. Il primo limite è che non allevia affatto il problema di liquidità di chi ha dovuto tener chiuso, ad esempio, un esercizio commerciale per due mesi, in quanto potrà ottenere un beneficio di cassa solo in futuro e in sede di liquidazione delle imposte. Il secondo limite sta nella capienza dei redditi imponibili delle imprese: qualora esse fossero in perdita o con reddito imponibile modesto, fatto non infrequente e non solo per ragioni legate all’emergenza Covid, il beneficio fiscale e di cassa si realizzerebbe in là nel tempo, non producendo quindi effetti adesso, cioè quando ve ne è bisogno.

Le misure di rafforzamento patrimoniale previste riguardano tutti i settori produttivi, e in linea di principio sono utilissime anche in considerazione di una molto consistente ricchezza privata che, così, potrebbe trovare un maggiore incentivo a essere investita in attività reali. Tuttavia, le condizioni e le soglie di accesso non sembrano larghe come invece dovrebbero essere, soprattutto in un settore come quello immobiliare.

Misure assistenziali, come l’aumento del fondo di sostegno alle locazioni, sono sacrosante, ma, anche qui, si tratta di interventi di entità inadeguata rispetto alle esigenze attuali e soprattutto future, in uno scenario di crescenti difficoltà per le famiglie.

Anche l’aumento di 100 milioni di euro per il fondo di garanzia per la prima casa è una misura importante ma modesta come entità e quindi di modesto impatto sul settore immobiliare e sulle compravendite.

Una dimensione molto rilevante per il settore immobiliare è quella delle infrastrutture e i servizi di trasporto locale e cittadino. La qualità del trasporto pubblico è una determinante diretta del valore e dell’appetibilità di una casa, non solo nelle grandi città, e della qualità dell’ambiente. Su questo, oltre a sussidi alle aziende di trasporto per attutire l’effetto sui loro conti dei due mesi di mancati incassi, si perde nuovamente l’occasione di intervenire in modo incisivo, con investimenti importanti e con capacità di programmazione a medio termine.

In sintesi, una serie di provvedimenti che non sembrano essere in grado d’innescare un rilancio complessivo degli investimenti secondo un disegno definito, e uno sbilanciamento a favore di misure assistenziali che, da sole, non innescano alcuna ripresa.