Delega appalti: perché non piace ai professionisti?

Edilizia di Marco Zibetti
Il presidente della Fondazione Inarcassa, Franco Fietta, ha espresso forte preoccupazione per il percorso del disegno di legge delega appalti. Ecco perché

Il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge delega appalti, che ora passa all’esame della commissione ambiente della Camera. Ma il provvedimento non piace ai professionisti. Scopriamo perché.

"Desta forti preoccupazioni il percorso del disegno di legge - commenta il presidente della Fondazione Inarcassa, Franco Fietta -. Con le ultime modifiche apportate dal Senato, assistiamo, sempre più, al ritorno di un sistema statalista e fortemente burocratizzato della gestione dei contratti pubblici, che nei confronti dei tecnici che esercitano la libera professione diviene discriminatorio e anticoncorrenziale. La stessa previsione di specifiche polizze assicurative per la copertura dei rischi professionali, con oneri a carico delle amministrazioni, non lascia alcun dubbio sulla volontà di affidare gli incarichi di progettazione al personale interno della P.A.".

"Questa è una misura anacronistica che da una parte esclude tecnici liberi professionisti strutturati, esperti e disponibili a prezzi concorrenziali, mentre sull’altro fronte imporrebbe alla P.A. ulteriori oneri per la formazione e l'aggiornamento del personale privo, in larga misura, di qualsiasi esperienza tecnico professionale specifica, l'acquisto dei materiali e dei software necessari per garantire non solo la compliance tecnica e normativa, ma anche una progettazione resiliente alle sfide che il momento impone".

"Tutto questo, in un contesto che già vede la pubblica amministrazione in difficoltà nella programmazione e nel controllo delle opere, per non parlare degli arretrati record che molti uffici comunali hanno accumulato negli anni in materia urbanistica. Siamo fortemente preoccupati, anche, per l’arretramento ad una visione monopolistica del sistema che alimenta l’area dei potenziali conflitti di interesse, senza verifica della concorrenzialità e dell’efficienza del processo, quindi a discapito dei principi di trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione".

Il Governo non ha ascoltato i professionisti

"Il testo approvato dal Senato - prosegue Fietta - non va nella direzione indicata in sede di audizione parlamentare. Avevamo tracciato un percorso concreto di semplificazione delle procedure che non penalizzasse la qualità della progettazione e la sicurezza delle opere".

"Avevamo chiesto che la P.A. focalizzasse le proprie risorse sulla programmazione e sul controllo. Abbiamo, invece, un testo totalmente diverso e, per alcuni versi, addirittura sperimentale. Ad esempio, la delegariduce i livelli di progettazione. E’ una soluzione inedita che mal si concilia con le norme tecniche e gli altri istituti del nostro ordinamento e che può compromettere la qualità della progettazione e di conseguenza anche la sicurezza stessa dell’opera finale. Non compare nessuna indicazione contro gliaffidamenti a titolo gratuito, sebbene avessimo presentato una proposta che in osservanza del principio dell’equo compenso assicurasse da parte delle stazioni appaltanti il corretto utilizzo dei criteri ai fini della determinazione dei corrispettivi professionali. Né è prevista una revisione della normativa in materia di servizi di architettura e ingegneria volta a chiarire la suddivisione di ruoli e responsabilità dei soggetti che intervengono nelle fasi d’esecuzione di un’opera pubblica".

"Nulla di questo. Il risultato è un provvedimento che centralizza e burocratizza la gestione dei contratti pubblici e incentiva il ricorso all’appalto integrato. Il fantasma del PNRR ci fa arretrare anziché evolvere, una vera e propria occasione mancata per riformare il codice appalti in vista delle sfide che ci attendono", conclude il presidente Fietta.

 

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