Ai professionisti non piace il Decreto Rilancio. Ritengono l’esclusione dai contributi a fondo perduto profondamente discriminatoria. Ma non solo: non sono piaciute nemmeno le parole del Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, intervistato nel corso della trasmissione Piazza Pulita.
“Sono inaccettabili e superficiali le dichiarazioni del ministro, secondo il quale i professionisti sono persone e beneficiano delle indennità di 600 euro, quindi non hanno diritto ai contributi a fondo perduto delle imprese”, osserva Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni.
La posizione di Confprofessioni
“Le parole di Gualtieri denotano una preoccupante e pericolosa approssimazione su un settore economico, quello degli studi professionali, che occupa 900 mila lavoratori, tra dipendenti e collaboratori, e muove un volume d’affari di circa 210 miliardi di euro all’anno. Un settore che investe e produce ricchezza per il Paese. Ma anche un settore colpito duramente dalla crisi economica, innescata dalla pandemia - sottolinea Stella -. Non vedo differenze tra un imprenditore che per effetto del Covid-19 ha subito un calo di fatturato e un dentista, un avvocato, un architetto o un commercialista che per lo stesso motivo hanno subito il medesimo danno. Due pesi, due misure”.
“Ci troviamo di fronte a una visione ottocentesca dell’economia, che inquadra ancora il lavoro professionale con la lente delle corporazioni - conclude Stella -. Evidentemente, al ministro Gualtieri sfugge la nozione di impresa, così come formulata nelle raccomandazioni della Commissione europea, che considera impresa 'ogni entità', a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un'attività economica. Il decreto rilancio segna un punto di non ritorno e faremo valere in tutte le sedi i diritti di 2 milioni di professionisti contro una norma discriminatoria e palesemente incostituzionale”.