Energie rinnovabili: a che punto siamo con le installazioni?

di Marco Zibetti
La transizione energetica passa necessariamente dallo sviluppo delle energie rinnovabili. L’Italia riuscirà a centrare l’obiettivo fissato al 2030?

Come sta andando la diffusione delle energie rinnovabili nel nostro Paese? Oggi concentriamo la nostra attenzione sulle nuove installazioni, grazie a un report di Legambiente che fa il punto della situazione.
Nonostante la Penisola, ad oggi, abbia raggiunto e superato l’obiettivo del Decreto Aree Idonee al 2024, pari a 16.109 MW, realizzando dal 2021 al 2024 17.880 MW, l’andamento delle installazioni è ancora troppo basso e di questo passo il Paese rischia di non raggiungere l’obiettivo 2030. 
Negli ultimi quattro anni è stato, infatti, realizzato appena il 23,2% dell’obiettivo al 2030. Mancano ancora all’appello 61,4 GW da realizzare nei prossimi 6 anni, pari a 10,2 GW l’anno, e serve accelerare: nel 2023 abbiamo, infatti, installato in Italia circa 6 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili, mentre nel 2024 saranno tra i 7 e gli 8 GW. Sul dato relativo al 2025 e agli anni successivi rischiano di incidere negativamente il decreto agricoltura, quello ambiente e il dm sulle aree idonee.
Il report “Regioni e aree idonee. Le fonti rinnovabili nelle Regioni italiane, la sfida verso il raggiungimento degli obiettivi al 2030 attraverso le aree idonee” è stato presentato a Roma nella prima giornata della XVII edizione del Forum Qualenergia, realizzato insieme  Kyoto Club e l’Editoriale La Nuova Ecologia.

Energie rinnovabili: il report di Legambiente

Tornando ai dati, il Trentino-Alto Adige è la regione che spicca più di tutte, con il 60,8% dell’obiettivo raggiunto. Le altre regioni si mantengono al di sotto del 35% con Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Valle D’Aosta e Piemonte che registrano una percentuale tra il 34,4% e il 30,6%; nelle ultime posizioni ci sono, invece, il Molise, appena il 7,6%, la Sardegna, con il 13,9%, e la Calabria, con il 14%. A rallentare la realizzazione di nuovi impianti a fonti rinnovabili in Italia è una strada tutta in salita, piena di ostacoli, di ostruzionismo e burocrazia, e ora con il nuovo decreto sulle aree idonee di luglio, con cui il Governo delega totalmente le Regioni ad approvare le linee guida su dove realizzare gli impianti, il Paese rischia di arenarsi, come sta dimostrando il caso Sardegna. Qui la giunta ha varato un disegno di legge che vieta l’installazione di impianti rinnovabili su almeno il 99% del territorio sardo. Anche il repowering degli impianti eolici, cioè la sostituzione di molti impianti piccoli con meno impianti ma più potenti e quindi di maggiori dimensioni, è stato sostanzialmente vietato. Un precedente che rischia di essere preso come modello da altre regioni.
Con questo report gli ambientalisti vogliono ricordare a Governo e Regioni che per raggiungere gli obiettivi al 2030 previsti dal decreto aree idonee, ma anche per contrastare la crisi climatica e per ridurre la pesante bolletta energetica, il nostro Paese deve accelerare il passo con leggi che facilitino la diffusione di impianti a fonti pulite, invece che penalizzarli o escluderli come sta facendo la Sardegna. E che rischiano di copiare anche altre Regioni. Il paesaggio non è qualcosa di immutabile, anzi nel corso della storia è continuamente cambiato. Gli impianti vanno fatti subito e bene, bisogna far in modo che sia ben integrati nei diversi territori o ambiti urbani, per questo è fondamentale anche il confronto con le comunità e i territori. Restiamo convinti che l’identificazione delle aree idonee, non può limitarsi alle sole aree prive di vincoli, ma deve estendersi anche a quelle dove è possibile e più facile trarre beneficio, locale, regionale e nazionale, dalla presenza degli impianti.


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