Chi lavora ha diritto ad essere retribuito in maniera equa. Eppure non sempre è così. Lo sanno bene i professionisti italiani, che si battono da tempo per una riforma sull’equo compenso. Qualcosa, però, sta cambiando.
Le parole del Ministro della Giustizia Bonafede
“Non è una questione meramente economica, ma riguarda la dignità dei professionisti e il livello del contributo che essi apportano alla società”. Lo ha evidenziato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, portando il proprio saluto ai componenti del Tavolo tecnico degli Ordini professionali, convocato dal sottosegretario Jacopo Morrone per esaminare le prime proposte finalizzate all’elaborazione di una riforma condivisa.
“Vogliamo dare un messaggio concreto dell’intensa operatività con cui il ministero affronta questa tematica. Si può affermare che questo Tavolo è il cervello, ovvero l’unica sede a cui spetta l’elaborazione di questa materia a vantaggio di tutte le professioni”, ha ribadito il ministro, a cui si è aggiunto il sottosegretario Morrone, spiegando che “l’obiettivo è valorizzare l’attività dei professionisti, che hanno un peso importante e un ruolo di primo piano nella nostra società. Non è quindi più rinviabile una riforma che consenta alle libere professioni di recuperare la centralità che spetta loro nel sistema paese, assicurando un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, oltre che al contenuto e alle caratteristiche della prestazione professionale”.
Tra le proposte elaborate dagli uffici del ministero e illustrate da Morrone, l’estensione alla P.A. della disciplina dell’equo compenso e l’ampliamento della platea dei soggetti pubblici e privati che la devono applicare, l’aggiornamento dei parametri e l’istituzione al ministero di un Osservatorio nazionale permanentesull’equo compenso che riguardi tutte le professioni.