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Focus su protezione e restauro dei beni culturali

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I beni culturali richiedono manutenzione e restauro, attività che interessano un ampio tessuto imprenditoriale rappresentato da 549.559 imprese

I beni culturali rappresentano un asset chiave anche per l’economia italiana, determinano l’attrattività turistica del nostro Paese. Nel 2018 l’Italia ha la leadership mondiale per siti del Patrimonio Mondiale UNESCO: su 1.092 siti nel Mondo, con 54 unità l’Italia è davanti a Cina (53 siti), Spagna (47 siti), Germania e Francia (entrambe con 44 siti).

L’offerta culturale del nostro Paese annovera inoltre 4.976 musei e istituti culturali e si tratta nel dettaglio di: 4.158 musei, gallerie e raccolte di opere d’arte, 536 monumenti o complessi monumentali e 282 aree o parchi archeologici. L’ultimo dato disponibile, relativo al 2015, indica che questi gioielli culturali hanno attratto un totale di 110.567.265 visitatori. Complessivamente si contano 123.195.556 arrivi negli esercizi ricettivi, di cui poco meno della metà (49,1%) è rappresentato da stranieri.

I beni culturali richiedono manutenzione e restauro, attività che interessano un ampio tessuto imprenditoriale rappresentato da 549.559 imprese, che si occupano di installazione di impianti, completamento e finitura di edifici, attività di conservazione e restauro di opere pubbliche e attività di servizi per edifici e paesaggio, di cui 3 su 4 (77,0%), pari a 422.982 unità, sono artigiane.

In questa prospettiva sono vitali gli investimenti pubblici in interventi di manutenzione, protezione e restauro dei beni culturali e ricreativi di proprietà pubblica che, oltre a contribuire alla crescita del flusso di turisti, genera un importante ritorno in termini di occupazione e crescita economica. Su questo fronte la spesa pubblica per Attività culturali dell’Italia è dello 0,3% del PIL, meno della metà dello 0,7% della Francia, uno dei maggiori competitor europei per offerta di beni culturali, oltre che per presenze turistiche.

Gli ultimi dati territoriali disponibili relativi alla media del triennio 2014 e il 2016 indicano che la spesa media per beni culturali e servizi ricreativi ammonta a 7.130 milioni di euro, pari a 117 euro pro capite. In chiave territoriale si registra un generale migliore posizionamento delle regioni a statuto speciale. La maggiore spesa si registra in Valle d’Aosta con 1.433 euro pro capite, seguita da otto regioni con una spesa pro capite superiore alla media: Provincia Autonoma di Bolzano con 416 euro, Provincia Autonoma di Trento con 323 euro, Lazio con 228 euro, Friuli Venezia Giulia con 190 euro, Sardegna con 137 euro, Basilicata con 133 euro, Liguria con 131 euro e Toscana con 121 euro.

Tra il 2009 e il 2016 (in media triennale) la spesa per cultura e servizi ricreativi, seguendo la dinamica negativa rilevata per gli investimenti pubblici, cumula una calo del 26,8%, riducendosi al ritmo del -4,4% all’anno. In chiave territoriale, l’unico spunto positivo che si registra è il +9,3% della Basilicata. In particolare tra 2009 e 2016 è diminuita del 22,1% (528 milioni di euro in meno) la spesa per l’acquisto di beni e servizi, in cui rientrano le spese per interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali che interessano potenzialmente le imprese prima analizzate.

Il 7° Rapporto Mezzogiorno “Le piccole imprese per turismo, beni culturali, digitale, green ed economia circolare” è stato presentato alla recente Convention del Mezzogiorno di Confartigianato.