Dagli operatori del settore fotovoltaico arriva una secca bocciatura al Decreto aree idonee, che individua le zone dove sarà possibile realizzare gli impianti. Scopriamo le motivazioni dietro a questo parere così negativo.
L’associazione Italia Solare esprime forte preoccupazione soprattutto rispetto ai pesanti vincoli presenti nella bozza di Decreto ministeriale, perché frenano la diffusione del fotovoltaico.
In una lettera indirizzata ai Ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste, delle Imprese e del Made in Italy, della Cultura, alla Conferenza Unificata e ai responsabili energia delle forze politiche presenti in Parlamento, Italia Solare sottolinea come i vincoli inseriti nella proposta di decreto penalizzino fortemente la realizzazione di impianti fotovoltaici con moduli a terra in aree classificate agricole, poiché tali vincoli si applicano anche ad aree compromesse o di scarso interesse per l’uso agricolo perché in prossimità di strutture produttive o di infrastrutture. Come se non bastasse, i vincoli si applicano anche a tutte le aree classificate agricole già dichiarate idonee dall’articolo 20, comma 8, del decreto legislativo 199/2021.
“Lo schema di decreto ‘Aree Idonee’ rappresenta una battuta d’arresto allo sviluppo delle rinnovabili, in totale controtendenza rispetto a quanto dovrebbe fare il nostro Paese per abbattere i prezzi energetici e per raggiungere il target di riduzione delle emissioni al 2030 e di azzeramento al 2050. Il testo proposto è orientato a frenare piuttosto che a favorire e governare un rapido ed efficiente sviluppo del fotovoltaico”, commenta Paolo Rocco Viscontini, Presidente di Italia Solare.
Il documento - sottolinea l’associazione - così come strutturato prevede obiettivi molto ambiziosi ma, anziché occuparsi di strumenti adeguati per raggiungerli, non se ne cura e anzi introduce seri ostacoli. La scarsa attenzione alla gestione della diffusione del fotovoltaico è, infatti, ancora più grave se si considera l’assoluta assenza di disposizioni per semplificare e accelerare, nelle aree idonee, i procedimenti autorizzativi, il collegamento degli impianti alla rete e la realizzazione di sistemi di accumulo, temi fondamentali per la crescita ordinata ed efficiente della produzione elettrica rinnovabile.
Per il fotovoltaico preoccupa soprattutto che le aree agricole classificate idonee siano tali per modo di dire, poiché tali aree sono trattate esattamente come quelle che non lo sono e ciò vale anche per le aree agricole già classificate idonee dalla legge, tra le quali quelle immediatamente limitrofe alle aree produttive (facenti parte delle cosiddette “Solar Belt”), che offrono a migliaia di aziende una possibilità reale di ridurre drasticamente le proprie bollette energetiche grazie alla potenza fotovoltaica installabile nei pressi degli stabilimenti, nel caso in cui la superficie del tetto non è sufficiente a garantire una copertura soddisfacente del fabbisogno energetico della fabbrica.
Considerato l’ormai noto e manifesto effetto della produzione di energia rinnovabile, fotovoltaica in particolare, per la riduzione dei costi dell’energia elettrica, è evidente che questo decreto avrà effetti assai negativi sulle bollette elettriche delle famiglie e ancor più delle imprese, in considerazione degli impedimenti che si introdurrebbero alla realizzazione di impianti fotovoltaici nei pressi delle aree industriali.
Gli altri limiti del Decreto aree idonee
Inoltre, le corsie preferenziali a favore degli impianti elevati da terra, previste nel decreto, porteranno a costi di realizzazione più elevati e a sicure problematiche di accettazione degli impianti da parte delle comunità locali, rendendo assai difficoltosa la diffusione del solare sul territorio italiano, in netto contrasto con gli obiettivi della proposta di nuovo Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. Alla luce di tale considerazione, Italia Solare, sulla base di dati oggettivi in merito alle vaste aree disponibili nel territorio nazionale, sostiene con forza la necessità di individuare aree idonee nelle quali gli impianti siano realizzabili anche con moduli a terra e senza irragionevoli restrizioni, in modo da offrire energia abbondante e a basso costo.
Le limitazioni dovrebbero essere riservate alle aree diverse da quelle idonee e alle aree non idonee. E l’individuazione di queste ultime deve avere lo scopo non di rallentare la realizzazione degli impianti, bensì di offrire agli operatori un quadro certo e chiaro di riferimento e orientamento per la localizzazione dei progetti.
Come se non bastasse la bozza di decreto - sottolinea Italia Solare - ignora le previsioni dello schema di direttiva rinnovabili RED III, che, seppure non ancora formalmente approvata, è stata oggetto di accordo in seno al Consiglio UE. Lo schema di direttiva reca, infatti, precise disposizioni in materia di mappatura delle aree necessarie per gli obiettivi 2030 e individuazione, tra esse, di quelle per lo sviluppo accelerato delle rinnovabili, che presuppone il massimo uso delle stesse e non certo un utilizzo residuale limitato al 5/10 % come nella versione del testo del DM.
Manca inoltre un’adeguata salvaguardia dei progetti in corso dal momento in cui sono state effettuate spese significative. Tale salvaguardia dovrebbe estendersi anche ai progetti in area non idonea, perlomeno a tutti quelli in fase di avanzata istruttoria.
“Nella nostra missiva, forniamo un’analisi dettagliata della bozza di decreto, proponendo opportune modifiche. Viceversa, se non adottate, come associazione preferiamo l’assenza di decreto Aree idonee, benché atteso da anni, anziché questo decreto che arreca danni allo sviluppo del settore”, conclude il Presidente dell’Associazione.