“Il 60% del patrimonio edilizio italiano è stato realizzato prima della Legge 64/1974, che ha introdotto le norme tecniche per la costruzione in aree sismiche, per cui è evidente la vastità del costruito potenzialmente coinvolto e l’enorme impegno economico, pubblico e privato, che deve essere messo in campo per dare loro sufficiente sicurezza. Un Paese che rispetta le legittime aspettative di sicurezza della sua popolazione è anche in grado di chiamare a raccolta tutte le migliori professionalità tecniche di cui dispone, accademicamente preparate allo studio dei fenomeni sismici e lavorare con loro, fianco a fianco, per la soluzione dei problemi o perlomeno per ridurne il rischio”. Lo ha affermato Paolo Spagna, Consigliere Nazionale dei Geologi e Vice Presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi.
“Tuttavia, in questo panorama davvero preoccupante, bene fa lo Stato a continuare a supportare con incentivi e detrazioni fiscali tutte queste opere antisismiche, ma purtroppo non basta. La strada maestra è e rimane la prevenzione. Riduce fino al 10% i costi generali - ha proseguito Spagna - e limita il rischio di perdite umane tra i 22 milioni di persone che vivono in zone ad elevato rischio sismico. La mancata prevenzione del rischio sismico è costata all’Italia dal dopoguerra ad oggi quasi 200 miliardi di euro e un numero impressionante di vittime. Non possiamo più continuare così. Servono tra l’altro leggi snelle, che semplifichino l’iter burocratico di avvio dei lavori nelle zone terremotate, cogliendo ciò che di buono è stato fatto per esempio dopo il terremoto in Emilia-Romagna del 2012, a seguito della Legge 122/2012 di conversione del DL 74/2012, ma che prevedano soprattutto la preventiva necessità di indagare il sottosuolo e la propagazione locale delle onde sismiche prima di ogni intervento di messa in sicurezza statica degli edifici”.
L’unica arma è la prevenzione
“Chissà per quanto tempo, a valle di quest’ultimo evento sismico che ha colpito il centro Italia sentiremo parlare di sicurezza sismica - ha concluso Spagna - di sicurezza degli edifici, di necessità di intervenire per prevenire i crolli, di vite umane coinvolte, di patrimonio immobiliare inadeguato, di mancata prevenzione e via di questo passo. Ancora una volta si ripartirà da zero, come se fossero cose mai dette, come se gli esperti del settore avessero in passato giocato con i dati statistici e le mancate condizioni di protezione, come se la popolazione intera si potesse prendere in giro disattendendo puntualmente le promesse con la scusa delle risorse insufficienti, mentre sappiamo che ciò che manca è la volontà di affrontare in modo serio e fino in fondo il tema del rischio sismico, per il quale, onestamente, nessuno ha la “bacchetta magica” che risolve tutti problemi con un tocco. Oggi, come ogni volta accade in queste occasioni, si rimane di nuovo attoniti di fronte a tanta insipienza, che offende le coscienze e l’etica di un popolo che da sempre è costretto a subire la triste convivenza con questi fenomeni, mentre vorrebbe vivere in un Paese moderno, evoluto, dove questi problemi sarebbero affrontati con logica programmatica da parte del governo e non solo nella fase dell’emergenza”.