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Hte, i protagonisti dello sviluppo tecnologico si confrontano

Energie rinnovabili di
Un’occasione per sensibilizzare e far conoscere un mercato dalle grandi potenzialità


Industria, ricerca, istituzioni. Sono questi i tre attori principali che determinano lo sviluppo tecnologico e scientifico, ma anche economico di tutta la società. I rappresentanti di ognuno di questi settori hanno avuto modo di confrontarsi alla HTE - Hi. Tech. Expo, la prima rassegna italiana dedicata al mondo della scienza, della ricerca applicata e delle tecnologie più avanzate, a Fieramilano fino al 28 novembre, che già al primo giorno ha registrato un grande successo di pubblico. Molti dei prodotti, dei servizi e delle idee presentate in fiera si coniugano bene con l'edilizia: ampio spazio è stato dato ad esempio al settore fotovoltaico.

In occasione del convegno inaugurale, ad aprire il dibattito su "ricerca, innovazione e sostenibilità per il nostro futuro" è stato Marco Pinetti, presidente di Artenergy Publishing, società che organizza la manifestazione. Punto di partenza i dati di una ricerca della Commissione Europea per il 2007: l'Italia investe nel la ricerca solo l'1.1% del Pil, uno dei valori più bassi tra le economie avanzate. Basta infatti prendere in considerazione il 2.1% della Francia, il 2.5% della Germania e il 3.8% della Svezia per rendersi conto che, a questo punto, risulta indispensabile fornire una spinta propulsiva al processo di innovazione.

Un'esigenza particolarmente sentita anche dalle istituzioni, come ha testimoniato Romano La Russa, assessore all'Industria e alle Piccole e Medie Imprese della Regione Lombardia. E' infatti pronto, assicura l'assessore, un bando regionale da 10 milioni di euro in favore di aziende che vorranno investire in particolare nei settori energetico, ambientale, domotico: "in questo momento di crisi - ha detto La Russa - il modo migliore per far sì che le imprese possano trovare nuova linfa è investire in maniera strategica nell'innovazione, con il sostegno dell'iniziativa istituzionale a partire dai comuni per arrivare alle politiche europee".

E a illustrare allora la posizione dell'Europa nell'ambito della ricerca e dell'innovazione ci ha pensato Giulia Bocchi, rappresentante a Milano della Commissione Europea, mettendo al centro del dibattito gli accordi di Lisbona e il Settimo Programma Quadro (2007-2013) in materia di crescita e occupazione. Obiettivo del piano europeo è infatti incentivare l'innovazione attraverso la cooperazione, i contributi ai progetti di ricerca, la mobilitazione di risorse finanziarie e umane, l'investimento sulle infrastrutture.

La necessità di fare sistema pare dunque una consapevolezza condivisa da tutte le parti interessate. E in questo le imprese giocano un ruolo fondamentale. Proprio a partire da queste premesse, Carlo Bonomi, presidente del Gruppo Terziario Innovativo di Assolombarda, ha esposto le preoccupazioni del mondo dell'industria per lo stato attuale delle cose. Vengono infatti prese in considerazione le storture del sistema: una mancata tutela della competitività, uno scollamento tra le parti responsabili del processo di sviluppo e un investimento giudicato ancora piuttosto debole sul capitale umano rispetto ad altre realtà europee.

E proprio sul capitale umano, in rappresentanza del mondo dell'Università e della Ricerca, sono intervenuti poi il Prof. Giampiero Sironi - Prorettore dell'Università degli Studi di Milano, il Prof. Francesco Archetti - delegato alla ricerca dell'Università degli Studi di Milano Bicocca, e il prof. Mario Martinelli - direttore del CoreCom al Politecnico di Milano. Ad accomunare gli interventi le considerazioni sull'importanza del contributo dei centri di ricerca delle Università, che hanno bisogno di essere garantite con adeguati riconoscimenti e sovvenzioni dalle istituzioni, e maggiori investimenti in ricerca e innovazione da parte delle imprese.

Per chiudere le proiezioni sul futuro prossimo della ricerca in Italia è poi intervenuto Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, che ha parlato di una vera e propria rivoluzione a livello globale nell'approccio di tutti gli stati ai problemi dell'ambiente e del clima. "In Italia - ha detto Silvestrini - sembra mancare attualmente perfino la percezione delle potenzialità immense dell'intero settore delle energie rinnovabili. E questo causa uno spostamento dell'asse finanziario altrove. La rivoluzione è già in atto e noi rischiamo di perdere l'opportunità di sfruttare queste prospettive di crescita: nel giro di 10 anni il gap potrebbe essere già troppo difficile da colmare. Per questo, eventi come HTE hanno l'importante merito di spostare lo sguardo sul tema essenziale dell'innovazione".