I lavoratori edili non ci stanno. Perciò, a distanza di 8 mesi dall’ultimo sciopero generale, scendono di nuovo in piazza assieme ai sindacati FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil. Cosa chiedono? Vediamolo insieme.
Oggi, venerdì 15 novembre, sono in programma iniziative in 100 piazze italiane, presidi, volantinaggi e incontri con le Istituzioni. L’obiettivo, in generale, è ribadire al Governo di intervenire con scelte chiare e misure concrete che riportino il settore al centro della politica, rilanciando così la competitività e la produttività di tutto il paese.
Cosa propongono i sindacati?
“Sarà l’ennesima occasione per illustrare le nostre proposte - spiegano i segretari generali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri, Alessandro Genovesi - a partire dall’urgenza di attivare una vera politica industriale per i settori dell’edilizia e dei materiali da costruzione, indispensabile a dare risposte definitive alla crisi nel settore”.
I sindacati chiedono: “il rilancio delle infrastrutture, la riqualificazione e messa in sicurezza del territorio, la riforma delle pensioni e del fisco, un impegno più forte sulla legalità con il rafforzamento del Durc e della congruità, l’attuazione della Patente a punti, un inasprimento delle pene, una reale riforma del Codice degli Appalti, che riduca il ricorso al subappalto e il numero delle stazioni appaltanti e favorisca il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa”.
“Chiediamo un confronto con il Governo, visto che aspettiamo ancora una convocazione dai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico. E invece giudichiamo positivamente il confronto già avviato con il ministero delle Infrastrutture. Dopo gli annunci delle scorse settimane - proseguono i segretari generali degli edili Cgil Cisl Uil - vogliamo capire i tempi e le modalità con cui si vuole intervenire per affrontare quella che è una vera e propria 'emergenza costruzioni', che in 11 anni di crisi (la più drammatica dal dopoguerra) ed in assenza di un'idea di politica industriale ha lasciato sul terreno 120mila imprese chiuse ed 800mila operai senza lavoro.
“Rimettere in moto il settore da sempre volano per la ripresa economica - concludono i sindacati - vuol dire non solo lavoro per centinaia di migliaia di persone e ossigeno per un indotto enorme, ma dare al paese infrastrutture moderne, edifici e territori riqualificati, riducendone i consumi e mettendoli in sicurezza dai rischi sismico ed idrogeologico. Far ripartire le costruzioni vuol dire far ripartire l’intera economia del paese”.
Gli hashtag ufficiali della mobilitazione nazionale sono #aTestaAlta e #NoiNonCiFermiamo.