Il 62° Congresso degli Ingegneri italiani è stato aperto dalla relazione del Presidente CNI che ha esortato a lavorare per dare più forza alla categoriae a tutto il mondo delle professioni.
“Noi ingegneri dobbiamo essere più umili, stare più con i piedi per terra. La politica ci darà risposte solo se saremo più forti, se diventeremo più numerosi, se sapremo metterci assieme, come è stato già fatto con la Rete Professioni Tecniche”. Queste le parole di Armando Zambrano, Presidente del CNI, pronunciate nel corso della relazione introduttiva dei lavori del 62° Congresso degli Ordini degli Ingegneri d’Italia. “Questo - ha aggiunto - è necessario ma ancora non basta. Come Rete abbiamo fatto un grande lavoro sul rischio sismico, ottenuto dei risultati col Jobs Act autonomi. Tuttavia, lavorando ci siamo resi conto che oggi nemmeno l’attività di lobbing svolta all’interno delle istituzioni è più sufficiente. Dobbiamo trovare il coraggio di aumentare la nostra massa critica, ragionando anche assieme alle altre professioni ordinistiche. Abbiamo l’assoluta necessità di essere ascoltati”.
Zambrano, poi, ha lamentato la scarsa attenzione del Ministero della Giustizia nei confronti delle questioni ancora aperte del mondo della professione ingegneristica. “L’attuale Ministro della Giustizia non ha fatto nulla per la nostra categoria. Eppure sul piatto ci sono questioni di vitale importanza per noi quali, ad esempio: l’assicurazione professionale; le società tra professionisti e il loro complesso inquadramento fiscale; le società di ingegneria e il loro tentativo di operare nel mercato privato senza rispondere agli obblighi cui sono sottoposti i professionisti; il tirocinio e la riforma esame di stato; la riforma dell’organizzazione territoriale e quella del sistema elettorale”.
“Corriamo il rischio - ha concluso Zambrano - può voler dire molte cose. Una tra queste è quella di sforzarci di trovare soluzioni che ci rendano ancora più forti. Per fare questo dobbiamo prenderci il rischio di fare delle scelte”.
La giornata è stata aperta dal saluto iniziale del Presidente dell’Ordine Ingegneri di Perugia Roberto Baliani che ha detto: “Occorre un cambio di paradigma che rafforzi la fiducia in coloro che, per competenze tecniche e conoscenza dei processi, rivestono un ruolo di guida e di indirizzo nelle scelte politiche. E’ questo il messaggio che vorrei partisse con forza e chiarezza da questo congresso, un messaggio lanciato da una categoria unita. Siamo in Umbria e parlando di rischio, non possiamo prescindere da quello sismico e dai suoi effetti, in cui il contributo degli ingegneri e degli altri tecnici della Rete Professioni Tecniche, è come sempre fondamentale e insostituibile, sia nella gestione dell’emergenza che nell'importante fase della ricostruzione”.
Sono intervenuti, per i saluti istituzionali, Stefania Proietti (Sindaco di Assisi), Catiuscia Marini (Presidente Regione Umbria), Franco Moriconi (Rettore Università Perugia), Giorgio Mencaroni (Presidente Camera Commercio Perugia), Alfiero Moretti (Protezione Civile Regione Umbria), Giuseppe Santoro (Presidente Inarcassa), Piero Torretta (Presidente UNI), Andrea Sisti (Presidente Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali) e Francesco Peduto (Consiglio Nazionale Geologi). A completare il programma della mattinata la lectio magistralis del Prof. Salvatore Natoli (Università Bicocca Milano) che si è occupato del buon uso del mondo nell’età del rischio.