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Il futuro del pianeta in gioco in Polonia

Ecologia e tutela ambientale di
A tre anni dall’accordo di Parigi, come evidenzia il recente rapporto dell’IPCC, la strada che abbiamo davanti è ancora in salita, ma ce la possiamo fare

A Parigi, nel dicembre 2015, s’è intrapreso un viaggio con l’obiettivo di combattere e vincere la crisi climatica. A Katowice, in Polonia, va in scena una tappa fondamentale di questo viaggio. Se in Francia il mondo s’è messo in marcia verso un futuro rinnovabile e libero da fossili, a tre anni da quell’accordo, come evidenzia il recente rapporto dell’IPCC, la strada che abbiamo davanti è ancora in salita, ma ce la possiamo fare. Di questo Legambiente ne è convinta.

“In Polonia - dichiara Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente - si gioca molto del futuro dell’Accordo di Parigi. Non è ammesso un fallimento e molto dipenderà dalla leadership che l’Europa saprà mettere in campo. Serve un forte protagonismo europeo in grado di superare il minimalismo della presidenza polacca e consentire ad un’Europa coesa di essere il perno di una 'Coalizione di Ambiziosi', con il pieno coinvolgimento e supporto della Cina, in grado di ricreare lo spirito di Parigi. Una sfida che l’Europa può e deve vincere non solo per il successo di Katowice, ma soprattutto per accelerare la decarbonizzazione dell’economia europea e vincere la triplice sfida climatica, economica e sociale, creando nuove opportunità per l’occupazione e la competitività delle nostre imprese. Per questo - aggiunge Albrizio - ci aspettiamo che alla COP24 di Katowice ci sia una risposta politica chiara e forte dei governi al messaggio di urgenza e speranza inviato dall’IPCC per tradurre in realtà la promessa di Parigi. Siamo ancora in tempo per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C, ma per far ciò servono impegni di riduzione delle emissioni molto più ambiziosi di quelli sottoscritti a Parigi, in modo da poter raggiungerezero emissioni nette entro il 2050 a livello globale”.

Nonostante le emissioni siano riprese a crescere, sia a livello globale che in Europa, invertire la rotta è possibile, come evidenzia il rapporto IPCC, sia dal punto di vista tecnologico che economico. Per vincere questa sfida è indispensabile un maggiore impegno da parte dei paesi più ricchi. L’Accordo di Parigi, infatti, prevede la necessità di una più rapida azione climatica per quei paesi, che hanno maggiori capacità economiche e responsabilità storiche per l’attuale livello di emissioni climalteranti. Legambiente ribadisce che l’Europa senza dubbio è tra questi ed ha un grande potenziale per agire più rapidamente e impegnarsi a raggiungere zero emissioni nette entro il 2040, attraverso una Strategia climatica di lungo termine in grado di accelerare una giusta transizione verso un’Europa rinnovabile e libera da fonti fossili. In Europa ci sono tutte le condizioni per sfruttare appieno le nostre potenzialità economiche imprenditoriali e tecnologiche andando ben oltre il 55% di riduzione delle emissioni entro il 2030, proposto già da diversi governi europei e dall’Europarlamento, in coerenza con una traiettoria in grado di consentirci di raggiungere zero emissioni nette entro il 2040.

Per il successo di Katowice è dunque cruciale che l’Europa si impegni in modo chiaro e forte ad aumentare entro il 2020 i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con la soglia critica di 1.5°C. Un segnale indispensabile per creare le condizioni politiche favorevoli all’adozione di un pacchetto di decisioni ambizioso ed equilibrato, articolato su tre pilastri:
- adozione del cosiddetto “Rulebook” (PAWP - Paris Agreement Work Programme), ossia le linee guida per rendere operativo l’Accordo di Parigi, garantendo la necessaria flessibilità ai paesi in via di sviluppo sulla base delle loro capacità;
- impegno dei governi ad aumentare entro il 2020 gli attuali impegni (NDCs), in linea con la soglia critica di 1.5°C;
- adeguato sostegno finanziario ai paesi più poveri e vulnerabili per far fronte ai loro impegni di riduzione delle emissioni e poter adattarsi ai mutamenti climatici in corso, concordando un processo per definire il nuovo obiettivo post-2025 che vada oltre gli attuali 100 miliardi di dollari l’anno previsti entro il 2020.