“Passare dal coupling per giungere al decoupling”. Questa la provocazione lanciata da Giovanni Apa, Presidente di AIGET – Associazione Italiana di Grossisti di Energia e Trader - in occasione dell’11° Italian Energy Summit, svoltosi a Milano tra il 26 e il 28 Settembre presso la sede de “Il Sole-24 Ore”. Il tema dell’atteso (e da molti auspicato) decoupling dei prezzi gas da quelli petroliferi è stato oggetto di una tavola rotonda introdotta da Stefano Casertano, docente di Politiche Energetiche presso l’Università di Potsdam e animata dagli interventi di Carlo Bagnasco (Energetic Source), Michele Pizzolato (Eni Gas & Power), Fabio Santorum (Openlogs) e Massimo Ricci (Autorità per l’energia elettrica e il gas). “Definire i parametri alla base del prezzo del gas è prioritario”, continua Apa, “Ma è altrettanto fondamentale la trasparenza su tutta la filiera delle informazioni relative al prezzo così determinato, laddove in molti casi quello all’ingrosso “vero” è una componente nota soltanto a pochi”.
L’attuale periodo di negativa congiuntura economica e l’innovazione tecnologica che permette ora di accedere a riserve di gas un tempo non economicamente sfruttabili hanno portato negli ultimi tempi ad un tendenziale eccesso di offerta, condizione che dovrebbe favorire il decoupling in un mercato più “lungo” rispetto al passato. La recentemente istituita borsa del gas, avrebbe potuto rappresentare un positivo tentativo di definire un punto di approdo della liberalizzazione anche nel settore del metano. “Di fatto”, afferma Giovanni Apa, “ il limitato volume di gas ancora scambiato su questa piattaforma (circa lo 0,01 % del gas scambiato in Italia !) non consente di esprimere un primo vero e proprio segnale di prezzo”. Ad incidere sensibilmente su questa persistente incertezza nei driver del mercato è anche il ruolo non sempre del tutto trasparente ed univoco dei trasportatori. A questo proposito AIGET auspica una maggiormente chiara e trasparente definizione di ruoli e competenze, e invita i trasportatori esteri che gestiscono le interconnessioni tra Italia e punti in cui il gas viene scambiato in maniera “liquida” e dove si forma un prezzo di mercato a comportarsi da trasportatori “indipendenti”.
Dalla tavola rotonda emerge netta la sensazione che il mercato italiano del gas naturale non abbia ancora raggiunto livelli di piena efficienza, considerando anche che i vantaggi della liberalizzazione in termini di prezzo non sono spesso ancora giunti tangibilmente al consumatore finale. Elementi ostativi in tal senso sono da individuarsi anche nel persistente gap di capacità di trasporto e di interconnessione effettivamente disponibile ed utilizzabile da parte degli operatori, gap che pone l’Italia in svantaggio rispetto ad un nord Europa maggiormente interconnesso e fornito di hub gas liquidi. Una situazione che, in carenza di liquidità e di sufficienti sicurezze per stipulare contratti di vendita a lungo termine nei confronti dei clienti finali, impedisce al nostro sistema di raggiungere una certa stabilità. L’obiettivo di tutti è quello di favorire le condizioni per nuovi investimenti in infrastrutture, come i rigassificatori, per fare del nostro paese un vero e proprio hub strategico nel mercato del gas, in un momento in cui questo presenta un trend di crescita maggiore rispetto a quello del petrolio. In un mercato in cui il prezzo del gas è ancora non molto strettamente dipendente dai meccanismi di domanda e di offerta e dai livelli di produzione, il decoupling non sarà una scelta, ma il risultato di una serie di variabili: liberalizzazione, concorrenza, efficienza e infrastrutture costituiscono di fatto le condizioni necessarie per sganciarsi definitivamente dalle quotazioni del petrolio e avvicinarsi gradualmente ad un maggior peso e rilevanza dei contratti spot per garantire maggior flessibilità nelle contrattazioni e generare sviluppo.