La sentenza della seconda sezione del Tar Lazio del 30 settembre 2019 n. 114114 lascia di stucco i professionisti. Il Tribunale ha dichiarato legittimo l'avviso pubblico del Ministero dell'Economia del 27 febbraio scorso, nel quale si chiedeva la manifestazione di interesse per incarichi di consulenza a titolo gratuito.
La reazione di Confprofessioni non può che essere durissima. “Proprio quando il Governo si appresta a tracciare qualsiasi operazione finanziaria per stanare l’evasione fiscale, si avallano comportamenti poco trasparenti, che rischiano di alimentare un mercato sotto banco tra la pubblica amministrazione e i professionisti, nel silenzio assordante della politica”, commenta il presidente Gaetano Stella.
“Professionisti umiliati e Governo esautorato”
“L'equo compenso assomiglia sempre più alla tela di Penelope: quello che fa la politica, la giurisprudenza disfa. Rimaniamo sorpresi davanti alla decisione dei giudici amministrativi laziali che legittima la previsione secondo cui l'attività professionale può essere svolta a titolo gratuito - afferma Stella -. Una sentenza che umilia i professionisti, ma soprattutto esautora il Governo, il Parlamento e le Regioni su un principio di civiltà che, ingenuamente, pensavamo acquisito”.
“Dopo le rassicurazioni di massimi esponenti del Governo e del Parlamento, dopo aver letto nero su bianco l'impegno del nuovo esecutivo di ‘individuare il giusto compenso per i lavoratori non dipendenti’, dopo gli sforzi delle Regioni per promuovere norme che tutelino l'equo compenso, la sentenza del Tar Lazio decreta l'insussistenza della politica - continua Stella -. Un colpo di spugna sul diritto dei professionisti a veder riconosciuto il valore economico della propria prestazione”.