Sono state pubblicate le “Statistiche catastali 2022”, il sedicesimo report dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, basato sulle banche dati del catasto. Andiamo a scoprire i dati più interessanti.
La pubblicazione ci dice innanzitutto che crescono stock e rendite di tutte le categorie catastali a eccezione degli uffici. Sono 35,5 milioni le abitazioni e registrano un incremento dello 0,4% rispetto all'anno precedente”.
La pubblicazione, realizzata dall’Osservatorio del mercato immobiliare con la collaborazione della direzione centrale Servizi catastali, cartografici e di pubblicità immobiliare, offre una sintesi completa sull’entità e le caratteristiche dello stock dei fabbricati, così come censito nella banca dati del Catasto edilizio urbano, aggiornato al 31 dicembre del 2022.
Il volume con le tabelle di dettaglio per categoria catastale e provincia, possono essere consultati liberamente sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Le informazioni riguardano 78 milioni di unità immobiliari urbane e altre tipologie. Per le unità immobiliari urbane sono presentati i dati sulla numerosità dello stock, sulla sua consistenza catastale che rappresenta le dimensioni delle unità immobiliari, e sulla rendita quale base imponibile fiscale correlata all’immobile. Sono distinte in relazione alla natura degli intestatari catastali, a seconda che siano persone fisiche oppure società, enti eccetera, quindi, “persone non fisiche”.
Dei 78 milioni di immobili dello stock immobiliare italiano, circa 67 sono censiti nelle categorie catastali ordinarie e speciali, oltre 3,7 milioni sono censiti nelle categorie del gruppo F, che rappresentano unità non idonee a produrre ordinariamente un reddito (aree urbane, lastrici solari, unità in corso di costruzione o di definizione, ruderi) e circa 7 milioni sono beni comuni non censibili, cioè di proprietà comune e che non producono reddito, o unità ancora in lavorazione (circa 70mila).
La quota maggiore delle unità immobiliari, il 54%, è censita nel gruppo A e nel gruppo C per il 43%, che comprende, sia immobili commerciali (negozi, magazzini e laboratori) che le pertinenze delle abitazioni, ovvero soffitte, cantine, box e posti auto. La restante parte dello stock, il 3%, è ripartita in immobili censiti nei gruppi D, a destinazione speciale per il 2,5%, in immobili a destinazione particolare (gruppo E, 0,2%) e d’uso collettivo (gruppo B, 0,3%).
In termini di rendita catastale, la quota maggiore è ancora rappresentata dagli immobili dei gruppi A e C, che corrispondono a quasi i due terzi del totale. Le unità del gruppo D rappresentano, di contro, una rilevante quota di rendita del patrimonio immobiliare italiano, il 28,6 %, a fronte di una quota di solo il 2,5% in termini di numero di unità.
Il confronto con il 2021
Lo stock immobiliare italiano nel 2022 è aumentato del 1%, oltre 736mila unità in più rispetto al 2021, ed è per circa l’88% di proprietà di persone fisiche, soprattutto quello nelle categorie A e C, invece, poco più dell’11% circa è detenuto da persone non fisiche, in maniera più accentuata per immobili di tipo B e D, e infine una quota residua, circa lo 0,2%, riguarda proprietà comuni ossia beni comuni censibili, ad esempio, alloggi per i portieri, piscine condominiali, aree di parcheggio per autoveicoli.
La rendita catastale complessiva ammonta, nel 2022, a oltre 38 miliardi di euro ed è aumentata di circa 237 milioni, +0,6%, rispetto al 2021. Gran parte della rendita complessiva, ben il 61% riguarda immobili di proprietà delle persone fisiche (circa 23,3 miliardi di euro).