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Imprese: cosa serve per una vera ripartenza?

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Imprese: cosa serve per una vera ripartenza?
“L’Italia non può e non deve fermarsi ancora: è il momento delle decisioni e delle responsabilità”. Sentiamo la voce dei costruttori riuniti in assemblea

Stiamo vivendo una fase davvero difficile. Il lockdown di marzo e aprile ha colpito duramente la nostra economia e ora la ripresa si scontra con le nuove misure restrittive e con i timori per il futuro. In un momento del genere, le scelte politiche diventano di vitale importanza. Qual è la ricetta per ripartire, secondo le imprese?

“L’Italia non può e non deve fermarsi ancora: è il momento delle decisioni e delle responsabilità, occorre cominciare a fare le cose che servono davvero”. Con un’esortazione forte alla politica e alle istituzioni, il presidente Gabriele Buia ha aperto l’Assemblea pubblica Ance (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili), dal titolo “Ri-generazione Italia”, che si è svolta totalmente in streaming, in osservanza del nuovo Dpcm del Governo, e alla quale sono intervenuti i ministri Fabiana Dadone (Pubblica Amministrazione), Paola De Micheli (Infrastrutture e Trasporti) e Stefano Patuanelli (Sviluppo Economico).

Si è tenuto inoltre un dibattito, condotto dal direttore del Tg La7, Enrico Mentana, a cui hanno preso parte la presidente dei Giovani Ance, Regina De Albertis, la Vicepresidente dell'Università Luiss - Guido Carli, Paola Severino, l’architetto Carlo Ratti e l’editorialista de La Repubblica, Sergio Rizzo.

Le misure necessarie secondo i costruttori

Basta tirare a campare, ha sottolineato Buia: le risorse del Recovery Fund devono finanziare la rinascita di infrastrutture, città e territori in chiave di sviluppo sostenibile, altrimenti il Paese rischia di essere fuori dai giochi. Sono troppi, infatti, i blocchi decisionali che si sono accumulati in questi anni, e che vanno definitivamente scardinati, perché non è pensabile andare avanti solo con soluzioni tampone, condivisibili in funzione anti-crisi, ma non per disegnare una prospettiva futura per le prossime generazioni.

Normative incompiute, centri decisionali intoccabili, pareri e competenze sovrapposte, decisioni prese sul filo di un emendamento presentato all’ultimo minuto. Così non va. Non è accettabile impiegare 5 anni per aprire un cantiere da 5 milioni e 3 per avviare un’opera da 200mila euro. Sono anni che le risorse per il dissesto idrogeologico non vengono spese, tra procedure farraginose e carenze progettuali. Serve poi un piano di efficienza della Pa, altrimenti lo smart working si trasformerà in un no-working, fatto di tempi dilatati, attese infinite, disagi per cittadini e imprese. Qualche segnale positivo c’è stato, con la misura del superbonus del 110% inserito nel dl rilancio per favorire la messa in sicurezza e la riqualificazione energetica degli edifici, ma manca ancora una vera politica urbana che gli altri paesi hanno. Anche su questo dobbiamo cominciare a fare sul serio.

“Le parole di Buia sono un colpo al cuore, ma motivate perché hanno una radice reale”, ha replicato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, ribadendo l’impegno del Governo ad ascoltare le imprese per superare i problemi remando nella stessa direzione. Patuanelli ha anche rassicurato sulla proroga del superbonus 110% oltre il 2021 grazie ai fondi Ue. Maggiore flessibilità sugli orari e aumento della qualità del servizio della Pa sono stati i punti affrontati dalla ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone. Le  questioni aperte nel settore delle costruzioni saranno affrontate subito, ha detto la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, annunciando la convocazione di un tavolo sul subappalto e di un tavolo sulla rigenerazione urbana. “Abbiamo dei testi parlamentari molto utili per poter arrivare a un punto di mediazione che garantisca la tutela dei centri storici e la possibilità  di riqualificare aree urbane in degrado”, ha concluso la ministra.