La qualità dell’aria nei contesti urbani è da sempre una sorvegliata speciale. In città, infatti, sono più frequenti i fenomeni di inquinamento atmosferico. Vi proponiamo un interessante studio su questo tema.
In molte città europee l’inquinamento atmosferico resta un problema grave. Le città più pulite d’Europa in termini di qualità dell’aria nel 2020 e nel 2021 sono state Umeå in Svezia e Faro e Funchal in Portogallo; le più inquinate Nowy Sacz in Polonia, e Cremona e Padova in Italia, le uniche tre città europee in cui è stato superato il valore limite annuale dell’Unione Europea per il PM2,5 di 25 µg/m3.
Lo rileva l’Agenzia europea dell’Ambiente (AEA), che ha pubblicato il rapporto European city air quality viewer sulla qualità dell’aria in 344 città. Le città sono classificate dalla più pulita alla più inquinata in base ai livelli medi di particolato fine (PM2,5). I dati alla base della classifica sono stati raccolti da oltre 400 stazioni di monitoraggio nei paesi membri negli ultimi due anni solari. Dal 2020 al 2021 la qualità dell’aria è stata buona solo in 11 città, il che significa che i livelli di PM2,5 erano al di sotto delle linee guida sanitarie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’esposizione a lungo termine a PM2,5 di 5 microgrammi per metro cubo di aria (5 μg/m3). La linea guida è stata superata nel 97% delle 343 città europee prese in esame. Al contrario, il valore limite annuale dell’Unione Europea (UE) per il PM2,5 di 25 µg/m3 è stato superato solo nelle tre città più inquinate (Nowy Sacz, Cremona e Padova), evidenziando la differenza tra le linee guida dell’OMS e la norma UE.
La situazione nelle città italiane
L’Italia in generale non brilla per qualità dell’aria, tra le prime 100 città ce ne sono solo 4 italiane: Sassari al sedicesimo posto, Livorno (67), Catanzaro (76), Battipaglia (84). Tra i capoluoghi di Regione la prima città a comparire nella classifica è Genova (119). Roma si piazza alla posizione 242 e Milano alla 318. Il Rapporto si concentra sulle concentrazioni a lungo termine di PM2,5, poiché l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico provoca gli effetti più gravi sulla salute e il PM2,5 è l’inquinante atmosferico con il più alto impatto sulla salute in termini di morte prematura e malattie. Le principali fonti di emissioni di PM2,5 sono il consumo di energia nei settori residenziale, commerciale e istituzionale. Emissioni significative derivano anche dall’industria manifatturiera ed estrattiva e dal trasporto su strada, compresi i motori a combustione interna e dall’usura di pneumatici e freni nei veicoli convenzionali ed elettrici.
L’AEA ha fatto un esame anche della direttiva sugli impegni nazionali per la riduzione delle emissioni (NEC), National Emission reduction Commitments Directive reporting status 2022, che riguarda cinque inquinanti atmosferici (ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca, anidride solforosa e PM2,5). Ai sensi di questa direttiva, l’anno 2020 ha visto il passaggio a più ambiziosi di impegni nazionali di riduzione delle emissioni. Nel 2020 poco meno della metà degli Stati membri ha rispettato tutti i propri impegni nazionali di riduzione delle emissioni secondo la relazione annuale dell’AEA.
Sulla base dell’analisi dei dati forniti dagli Stati membri e non ancora completamente verificati dalla Commissione, la relazione ha rilevato che la sfida più grande rimane la riduzione delle emissioni di ammoniaca dall’agricoltura, con 11 Stati membri che devono ridurre i propri livelli di emissioni. Solo 13 Stati membri hanno rispettato i propri impegni per ciascuno dei cinque principali inquinanti (ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca, anidride solforosa e PM2,5). Quattordici Stati membri non hanno rispettato i propri impegni di riduzione delle emissioni per almeno uno dei cinque principali inquinanti atmosferici. L’analisi dell’AEA si basa sui dati più recenti dell’inventario delle emissioni di inquinanti atmosferici, come comunicati dagli Stati membri nel febbraio 2022 e costituisce la prima opportunità per valutare le prestazioni di riduzione delle emissioni rispetto agli impegni di riduzione delle emissioni per il periodo 2020-2029.