Nel quadro della seconda giornata dell’Italian PV Summit organizzato nell’ambito di Solarexpo & Greenbuilding, si riportano alcune riflessioni degli speaker presenti nella tavola rotonda della sessione finale che danno il polso della tematiche trattate nel corso della conferenza internazionale e forniscono alcune informazioni utili a tutti gli addetti ai lavori e agli operatori dell’informazione.
Winfried Hoffmann (EPIA - European Photovoltaic Industry Association)
“Parlando di quote di mercato che il fotovoltaico potrebbe avere in Europa nell’anno 2020, pensiamo che fino a un livello del 6% non si avrà un notevole cambiamento nell’uso dell’energia elettrica o delle reti. Ma una volta che supereremo questa percentuale cambierà in modo evidente il mix di produzione dell’energia elettrica.
In Italia si prevede l’installazione di 17 GW di potenza fotovoltaica al 2020 in un scenario di base. Se lo sviluppo fosse stimolato ulteriormente si potrebbe arrivare a 55 GW. Un risultato che richiederebbe un cambiamento radicale nel modo di gestire il sistema elettrico”.
“Dal punto di vista della società in generale, ha senso fare di più e non di meno, perché il beneficio economico sarà comunque positivo. Questo è uno dei messaggi forti per cui gli italiani devono spingere per un scenario di crescita più elevato dell’industria solare. Per abbattere i costi di produzione del fotovoltaico è necessario aumentare i volumi del mercato”.
“Troppo spesso si sente dire che il fotovoltaico costa troppo e che arriverà ad essere competitivo solo fra 20 anni. È un errore, già ora siamo in grado di spingere verso il basso il costo per il kWh solare ad un tasso medio annuo dell’8%. Oggi, la produzione fotovoltaica in Europa costa tra 20 e 40 centesimi al kWh; fra 8 anni sarà tra 10 e 20 centesimi di euro e dopo altri 8 anni scenderà a 5-10 centesimi. Ma intanto dove sarà arrivato il prezzo dell’elettricità pagata in bolletta?”.
Pierluigi Bersani (coordinatore per l’Economia del PD)
“Abbiamo davanti un’occasione storica per il nostro paese. Il fotovoltaico, ma anche tutta la partita dell’efficienza energetica per l’edilizia sono sicuramente una carta formidabile per il nostro paese. In particolare il fotovoltaico è una fonte che ha una disponibilità altissima di energia primaria, è democratica, promette salti tecnologici e quindi interessanti obiettivi di politica industriale. Ha poi il vantaggio che può essere incentivata con un meccanismo abbastanza agevole come è il conto energia”.
“Esistono però delle criticità, soprattutto in termini di politiche di incentivazione. Ora è il momento di rendere il mercato trasparente e gli incentivi non devono più incidere sulle bollette di famiglie e imprese. Sarebbe utile che entro luglio il governo decidesse cosa fare per i prossimi 5 anni con il conto energia. Dare chiarezza agli operatori è fondamentale, magari con un incentivo che diminuisca per scalini”.
“Una cosa che manca in Italia poi è la connessione degli incentivi con una politica più complessiva che coinvolga e rafforzi la ricerca e l’offerta industriale. Bisogna iniziare a ragionare con un piano più strategico e di lunga gittata”.
Corrado Clini (Ministero dell’Ambiente)
“Non c’è stata fino a oggi un’azione integrata tra la disseminazione del fotovoltaico e la creazione di un’offerta nazionale che consentisse non soltanto di dare all’Italia un vantaggio da questa situazione e dagli incentivi erogati, ma soprattutto che consentisse di cogliere l’opportunità per abbattere il costo di produzione, ancora un fattore assolutamente critico e che incide sulla possibilità di beneficiare di incentivi che siano sostenibili in futuro. Non è stata fatta la scelta di facilitare gli investimenti delle imprese italiane per uno sviluppo di tecnologie innovative, incluse le alternative al silicio”.
“Qual è il vantaggio che possiamo immaginare nel nostro paese in relazione allo sviluppo delle fonti rinnovabili in una dimensione europea? L’Italia può essere un ponte in Europa per una nuova smart grid capace di collegare lo sviluppo delle rinnovabili con l’effettiva distribuzione di elettricità nella rete”.
“Con la nuova direttiva sulle fonti rinnovabili questi interventi possono essere riconosciuti come se fossero realizzati all’interno dell’Europa e quindi poter accedere a incentivi e investimenti previsti per l’area del Mediterraneo, in paesi che hanno una interconnessione elettrica, come è il caso dei Balcani, attraverso il Montenegro o dell’Africa del Nord, attraverso la Tunisia”.
Luciano Barra (Ministero dello Sviluppo Economico)
“L’intervento pubblico nel fotovoltaico ha dato finora buoni risultati. Ha messo in moto un meccanismo che ha portato allo sviluppo di capacità imprenditoriali che mettono insieme alcune migliaia di addetti con prospettive importanti di crescita, anche fino a 40mila addetti al 2020”.
“Un elemento che va sottolineato è che per restare attori nella competizione internazionale nella parte alta della filiera sarà necessario ormai un salto dimensionale, cioè essere capaci di produrre almeno una potenza di un gigawatt per anno. Come contemperare l’inclinazione delle imprese italiane verso la dimensione medio-piccola in questo settore con l’esigenza di crescere notevolmente per essere dei player di rilievo. Alcuni interventi pubblici possono essere utili a questo scopo; è il caso di “Industria 2015” per l’innovazione nel campo delle rinnovabili o dei fondi operativi per le regioni del mezzogiorno che prevedono fondi al settore”.
“Sulla definizione delle tariffe dopo il 2010 ci sarà da fare un percorso che dovrà partire già da quest’anno. E’ una riflessione che abbiamo avviato con il Ministero dell’Ambiente e che prevede certamente anche una fase di consultazione con i portatori di interesse. Insieme al GSE stiamo raccogliendo degli elementi affinché questo percorso sia svolto sulla base di dati oggettivi e questa conferenza ci ha fornito ulteriori elementi utili per la valutazione.
Bisognerà quindi definire un accompagnamento graduale del settore che dia continuità e certezza agli investimenti, ma che garantisca anche chi questi incentivi li paga in bolletta”.
Gerardo Montanino (direttore operativo GSE)
“Credo che l’industria abbia necessità di sapere cosa c’è dietro l’angolo dei 1.200 MW, perché ha bisogno di un lungo periodo di respiro per organizzarsi. Magari l’occasione di rimettere mano agli incentivi potrà permetterci, dopo l’esperienza su questi primi 40mila impianti, di rimodularli per fasce di potenza e anche di rivedere i criteri per l’integrazione architettonica”.
Gianni Silvestrini (direttore scientifico Kyoto Club)
“La realtà di crescita del settore è andata molto più avanti di quanto ritenevamo, sia in termini di volumi sia in termini di riduzione dei prezzi. Sono convinto che l’Italia abbia le condizioni ideali per raggiungere presto la grid parity: alta insolazione specie nel sud e alte bollette elettriche. La riduzione delle tariffe incentivanti deve essere intelligente e rapida perché deve consentire alti volumi per i prossimi anni, cioè di 1200-1400 MW all’anno, e ciò non dovrà pesare in maniera insopportabile sulle bollette”.
“Si devono creare le condizioni perché l’Italia diventi esportatore di tecnologie. Questa è la vera sfida. Un mercato di sbocco importante è quello del sud del Mediterraneo che entro il 2020 dovrà installare una potenza di circa 20 GW di energia solare. Siamo partiti in ritardo ma possiamo recuperare”.
Luca Zingale (direttore scientifico Solarexpo & Greenbuilding)
“Siamo in una profonda crisi economica. E se ragioniamo nel breve periodo vediamo che il solare sta dando una risposta anticiclica, ora, adesso e subito. Un aspetto che dovrebbe essere fatto pesare sia in termini economici che politici”.
“Il prossimo passo è assicurare un decremento dolce del conto energia. Poi si dovrà capire quale sarà la data in cui si raggiungerà la grid parity. Un rapporto della banca svizzera Sarasin, per natura molto pragmatica, parla del 2014-2015. L’Italia sarà probabilmente il primo laboratorio mondiale per la grid parity e ciò potrà portare ad una svolta epocale nel settore dell’energia”.
“Non va perso di vista anche il lungo termine. Allora bisogna capire cosa accade nel mondo: l’elezione di Obama ha chiuso un’epoca che potremmo sintetizzare come quella del Texas e ha promesso la creazione di 3 milioni di occupati nel settore della green economy.
Nel piano energetico della Cina è impressionante notare come l’86% delle risorse anticrisi siano state dedicate ai settori ‘clean’, inclusa l’energia verde. Ci sarà una sfida globale di livelli epocali fra Stati Uniti e Cina. L’Europa dovrà decidere che fare, così come l’Italia all’interno del contesto continentale”.