ITALIAN PV SUMMIT, il convegno internazionale sul fotovoltaico organizzato nell’ambito della decima edizione di Solarexpo & Greenbuildingdi Verona si è concluso con l’auspicio che il settore possa presto raggiungere l’esplosione che molti si attendono. Le condizioni ci sono tutte, non senza alcune criticità che dovranno essere superate in tempi rapidi.
Un elemento importante che è emerso è la prospettiva di una progressione nei rendimenti e della discesa dei costi della tecnologia: andare sotto il dollaro per watt è l’obiettivo del settore e l’industria che produce questi componenti dovrebbe poter arrivare a breve a questo livello di costi. Un punto fondamentale, che molti osservatori del settore si aspettavano più in là nel tempo, ma che è sempre più vicino.
Arturo Lorenzoni, dell’Università di Padova & IEFE (Bocconi) e rapporteur della conferenza, ha ricordato che andare sotto il dollaro per watt di picco già oggi è possibile per alcune celle fotovoltaiche, con l’obiettivo per il 2012 di arrivare anche sotto 0,7 $/W: una “curva di apprendimento” rapidissima.
Interessante è la spinta che le grandi utility stanno dando agli investimenti, che tradizionalmente non si sono mai troppo impegnate nello sviluppo delle rinnovabili. Con il loro ingresso nel mercato si potranno acquisire da parte degli investitori ulteriori economie. Grid parity sempre al centro dell’attenzione. La parità del costo di produzione da fotovoltaico con l’energia immessa in rete sembra essere - a detta di molti operatori del settore - sempre più vicina, soprattutto per le regioni meridionali italiane, ma che dovrà registrare ancora una fase di transizione di durata variabile per affermarsi definitivamente.
La nota più positiva è la rilevante crescita del mercato italiano che a fine 2009 potrebbe raggiungere la quota di 900 MW installati (oggi 450 MW) per arrivare a 2.200 MW nel 2011. Nei prossimi mesi si giocherà la partita della definizione della nuova tariffa in conto energia che potrebbe partire dal 2011 e che tutti le associazioni di categoria (Gifi e Assosolare) guardano con attenzione specialmente per strutturare gli investimenti futuri. La richiesta degli operatori al governo è di praticare riduzioni graduali, senza strappi, che accompagnino il settore verso la completa maturità.
Imprese storiche della manifattura italiana hanno diversificato con successo verso questo settore. “E quando grandi operatori industriali entrano nel settore significa che si sta passando dalla fase pioneristica a quella consolidata” ha spiegato Lorenzoni. Ma ci sono soprattutto le nuove imprese che stanno dando dimostrazione di come si possa riuscire nel mercato credendo fermamente in questa tecnologia. Tutto ciò sta dando interessanti frutti come la creazione di nuovi posti di lavoro. Sono lavori - è stato sottolineato - che rimangono nel lungo periodo e sul territorio. Quanti settori industriali possono fare lo stesso? Oggi per ogni megawatt installato si creano 2 posti di lavoro per venti anni e per ogni megawatt prodotto se ne crea uno.
Dal punto di vista dell’offerta, molti operatori industriali hanno affermato che la centralità produttiva non conta, ma le imprese devono guardare ad un mercato mondiale che sta crescendo a ritmi impressionanti. Su questo orizzonte devono strutturarsi per accrescere la loro competitività e garantirsi la loro sopravvivenza.
Come molti settori anche nel fotovoltaico si riscontrano diverse difficoltà che si possono comunque definire fisiologiche o di crescita. Una di questa è l’incertezza sul futuro del mercato, ma anche la presenza di prezzi ancora elevati, spesso causati da rendite di intermediazione, che sono minori in mercati più maturi come quello tedesco.
Altro problema è la cosiddetta “corsa” alla realizzazione degli impianti che spesso porta a fare domande senza alcuna certezza dell’effettiva realizzazione dell’impianto. Un aspetto che a livello amministrativo causa lungaggini e intasamento degli uffici che devono valutare le domande.
Anche la variabilità dei processi autorizzativi nelle diverse regioni italiane è sotto accusa e la mancanza di un’autorizzazione unica (come richiesta dal Dlgs 387) porta a non standardizzare l’approccio al mercato da parte delle aziende. Una situazione che al tempo stesso limita l’accesso di nuovi operatori nel mercato.
Di grande spessore la parte del convegno dedicata alla finanza e al suo ruolo nello sviluppo presente e futuro del fotovoltaico. Oggi ci sono molte difficoltà di accesso al credito e a condizioni più stringenti rispetto al passato. La richiesta di capitale proprio per gli investimenti è sempre maggiore e finanziamenti con il 90% di capitale di debito sembrano quasi impossibili da ottenere.
Le istituzioni si stanno muovendo per sostenere il settore, con tutte le difficoltà legate all’elemento di novità rappresentato dal boom del fotovoltaico. Un esempio è l’attivazione di linee di sostegno contenute nei fondi strutturali europei per l’industria delle rinnovabili e del solare in particolare.
Da non dimenticare anche la spinta verso la ricerca e la sua sinergia con il mondo produttivo per l’innovazione in questi campi; è il caso del programma “Industria 2015” che fa capo al Ministero dello Sviluppo Economico.
“L’industria italiana del fotovoltaico esiste ha dimostrato che può iniziare a coprire tutta la filiera tecnologica”, hanno detto molti dei relatori presenti. Si tratta di un settore industriale che si sta consolidando e ha buone prospettive tanto che “non si è visto in nessun altro settore industriale del nostro paese una crescita così elevata”. Questo è il punto di partenza che dovrebbe guidare imprese e decision makers ad una visione ottimistica per gli anni a venire per questo settore. Nel breve periodo tutto il settore della “green energy” sta comunque avendo un ruolo “anticiclico”, rispetto alla crisi in atto.