1. Home
  2. Notizie e Mercato
  3. L’altomilanese cresce nella crisi del mattone

L’altomilanese cresce nella crisi del mattone

Lavori pubblici di
Solo Legnano e hinterland tengono il passo e continuano a generare interesse

Per la prima volta dopo anni di incremento, anche la provincia di Milano retrocede drasticamente nel settore immobiliare e solamente l’Altomilanese regge il passo e permette al marcato provinciale di non crollare definitivamente.

L’Agenzia del Territorio, nel bollettino annuale sull’andamento del mercato immobiliare in Italia, lancia l’allarme: anche nella provincia di Milano, nel 2007, il numero di transazioni normalizzato(Ntn), ossia il dato che registra quante compravendite sono state effettuate, ha segnato un deciso calo del 7,3%.

Solamente la macroarea dell’Altomilanese ha ottenuto un segno positivo: +5,3% contro il -18,1% dell’area a Sud di Milano, il -11,8% di Monza e Brianza e il -10,1% della Cintura a Nord Milano.
Se, da un lato, la “nota territoriale” dell’Agenzia del Territorio, diffusa alla fine del mese di giugno, delinea un mercato in affanno, l’Altomilanese resta motore trainante del settore dell’intera provincia: «La dimostrazione che la qualità del territorio e l’eccellenza dei suoi operatori riescono a reggere una innegabile crisi dell’intero settore», è il commento di Luigi Barbato, presidente di Erif Real Estate, società di costruzioni tra le più attive nel Legnanese e nelle provincie di Milano e Varese.

Tra i Comuni dell’Altomilanese, Legnano ha fatto registrare il dato più elevato di transazioni: 1.158, l’1,5% in più rispetto al 2006. Mentre è Robecchetto con Induno la città che ha ottenuto la percentuale maggiore di incremento (+65,5% rispetto allo scorso anno) assestandosi alle 127 operazioni immobiliari, seguita da Parabiago (+30,6%) e Inveruno (+27,5%).

Molti i Comuni che hanno segnato il passo: Casorezzo (-23,8% rispetto al 2006), Magnago (-22,6%), Busto Garolfo (-15,5%).

«I dati dell’Agenzia del Territorio -prosegue Barbato- sono eloquenti: il mercato immobiliare non è più quello di cinque, sei anni fa. Sono bastati pochi anni per trovarsi di fronte a un cambiamento radicale; conseguenza non solo della saturazione del mercato e della perdita di potere d’acquisto dei cittadini, ma anche della incapacità degli operatori di sapersi adeguare al mercato di riferimento».

«Di fatto, - si legge nella relazione dell’ufficio alle dipendenze del ministero dell’Economia, a livello regionale - l’indicatore di intensità del mercato immobiliare (Imi), che misura la dinamicità del mercato, si è ridotto di 0,25 punti», mentre, «nell’ultimo anno, così come nel 2006, il mercato immobiliare si è sviluppato soprattutto nei comuni non capoluogo di Provincia (indice Imi al 3,5%)».

Condizione negativa che non ha risparmiato nemmeno l’Altomilanese dove su 23 municipalità prese in considerazione dall’analisi 13 hanno registrato segni negativi e 10 lievemente positivi: «L’indicatore di dinamicità -precisa Barbato- è il dato che più deve interessare chi opera in questo settore».

Le compravendite, come registra l’Agenzia del Territorio, vanno ancora bene, grazie anche a un sostanziale stallo dei prezzi che, nella media, sono rimasti invariati negli ultimi due anni; ma anno dopo anno si evidenziano cali di transazioni in tutte le regioni italiane.

Un territorio dinamico significa un territorio dove non solo vi sono delle trattative commerciali, ma anche vitalità del settore. E vitalità del settore non significa solamente costruire, vendere, acquistare, rivendere, affittare; ma anche nuove tecnologie, attenzione all’ambiente, edilizia biosostenibile e contestualizzata nei territori di riferimento.

L’analisi relativa al 2007 dell’Osservatorio è lapidaria: solamente chi ha saputo calarsi nelle realtà di riferimento, facendo attenzione al tessuto sociale dove opera e al contesto urbano nel quale si muove, ha potuto godere, in un mercato in forte flessione, di un trend ancora positivo.
«Questa concezione dell’immobiliare non è da tutti, e i dati lo dimostrano».