La corruzione in Italia sottrae 900 milioni di euro alle energie rinnovabili

Energie rinnovabili di Marco Zibetti
Questa la stima messa in luce in una ricerca all’interno del progetto Green Clean Market di Transparency International Italia


Nel solo 2011, la corruzione in Italia ha consumato 2,5 milioni di megawatt (MW) prodotti da fonti rinnovabili - pari al fabbisogno annuo di 800.000 famiglie - rubando 900 milioni di euro di investimenti, un volume equivalente al reddito annuo di 27.000 nuclei familiari.
Sono questi alcuni dei risultati emersi nell'ambito della ricerca sui rischi e sulle opportunità del mercato delle energie rinnovabili, presentata oggi durante il Forum Nazionale del progetto “Green Clean Market”, realizzato da “Transparency International Italia” nell'ambito della “Siemens Integrity Initiative” con l’obiettivo di evidenziare criticità e best practice di questi settori.

A livello globale, si stima che la corruzione pesi per circa il 5% del Pil mondiale, con oltre 1 miliardo di dollari pagato in tangenti. Per le aziende, questo si traduce in costi aggiuntivi pari al 10%, mentre per i Paesi in via di sviluppo l’acquisto di servizi da parte delle autorità pubbliche può subire incrementi anche del 25%. In ambito europeo, la corruzione impatterebbe sull’economia interna per circa 120 miliardi di euro all’anno, corrispondente all’1% del Pil.
In Italia, varrebbe attualmente 60 miliardi di euro e, nella realizzazione delle grandi opere, può arrivare a determinare un aumento dei costi anche del 40%.

In termini economici, nel solo 2011, nel nostro Paese il settore delle energie rinnovabili ha visto investimenti per 24 miliardi di Euro (29 miliardi di dollari). L’Italia è quindi il quarto paese al mondo a sostenere le rinnovabili, dopo Germania (31 miliardi di dollari), Cina (48 miliardi di dollari) e USA (51 miliardi dollari). A questi - secondo alcuni recenti studi - vanno aggiunti circa 6,3 miliardi di Euro di incentivi, quasi completamente prelevati dalle bollette degli utenti (5,9 miliardi di euro), per un totale di circa 30 miliardi di €/anno.

L’integrità paga: raggiungere i nostri obiettivi in modo conforme alle leggi e alle nostre regole interne; assicura il percorso verso un business di successo e sostenibile, perfino in un contesto difficile come quello descritto in modo così puntuale nello studio” - ha spiegato Federico Golla, Amministratore delegato di Siemens Italia. “Con la nostra iniziativa abbiamo voluto promuovere l’integrità e la competizione leale nel mondo. Il progetto di Transparency International Italia è un passo importante in questa direzione”.

La Green Economy rappresenta il settore chiave per lo sviluppo sostenibile del Paese e, anche per questo, necessita di protezioni speciali che la mettano al riparo da corruzione e frode. La disponibilità di risorse pubbliche sotto forma di incentivi, finanziamenti e agevolazioni fiscali è tale da attirare l’interesse, potenziale e talora concreto, di attori spregiudicati, sia pubblici sia privati. Questi soggetti sfruttano le opportunità e le vulnerabilità intrinseche al sistema, per ottenere guadagni ingenti e rapidi, a discapito della legalità e della concorrenza leale tra le imprese.

Ecco allora che un’attenzione forte va garantita – ed è questo il compito dello Stato - proprio ai temi della legalità e della trasparenza del settore, gli unici fattori che possono agire come leva competitiva e permettere al mercato di fare il suo corso. Se così sarà, l’Italia potrà partecipare a testa alta alla gara internazionale verso il futuro e il progresso. Perché certamente l’umanità sta scoprendo di vivere in modo insostenibile, consumando più risorse di quanto la terra non produca. E dunque prima di tutto la Green economy è un obbligo morale, che offre tante opportunità anche economiche” ha dichiarato Maria Teresa Brassiolo, Presidente di Transparency International Italia.

Lo scenario attuale presenta, quindi, un pericolo concreto che possano essere compromesse l’integrità e la trasparenza dell’intero mercato, con riferimento anche alle nuove fonti energetiche emergenti, quali le biomasse.

Come emerso dall’analisi, le criticità che causano maggiori opportunità criminali o indeboliscono il sistema di prevenzione e contrasto, sono connaturate sia alle scelte politiche e normative in ambito pubblico sia all’assetto e alle regole del mercato.

In particolare, l’assenza di una pianificazione energetica nazionale e di un effettivo coordinamento centrale ha determinato un contesto incerto ed instabile, anche per l’eccessiva mutevolezza delle regole sugli incentivi, con forti disomogeneità geografiche. L’impatto sul mercato si traduce in una diffusa insicurezza degli operatori che, a sua volta, può favorire la ricerca di forme di “maggiori garanzie” soprattutto da parte delle istituzioni locali.

Lo stesso sistema delle procedure autorizzative presenta un elevato rischio di esposizione alla corruzione e alla frode, a causa delle scelte differenti a livello nazionale, dell'insufficienza dei criteri di qualità che devono contraddistinguere i progetti e i soggetti proponenti, della discrezionalità e dei potenziali conflitti di interessi in fase decisoria, delle dinamiche legate ai tempi e i modi delle decisioni stesse.

A livello di mercato, non mancano le imprese che hanno intrapreso consapevolmente la strada dell’illegalità, sfruttando la possibilità di utilizzare schemi societari semplici da creare ma difficili da identificare e ricostruire, la volatilità degli investimenti, la forte speculazione e lo scarso controllo delle filiere, nonché i limiti intrinseci alle attività di tracciamento del denaro contante. A questa situazione continua a fare sponda il ruolo marginale delle associazioni di categoria, non sempre determinate nella promozione della legalità tra gli associati e nell’adozione di strumenti operativi a supporto delle aziende oneste che vogliono operare nella legalità, contrastando i rischi di corruzione e frode.

Un ulteriore elemento di criticità è la presenza attiva del crimine organizzato: nelle aree ad elevato interesse e potenziale energetico rappresenta un elemento in grado di distorcere le dinamiche di mercato.

Allo stato attuale, dalla ricerca emerge chiaramente come anche gli strumenti investigativi e giudiziari, siano troppo deboli, incapaci di contrastare con successo i rischi criminali e di avere una efficacia deterrente reale. Continua a mancare, infine, uno strumento affidabile che permetta la valutazione del reale ritorno locale di investimento derivante dalla realizzazione degli impianti rinnovabili.

In mancanza di misure volte a contrastare il rischio di corruzione e frode, ma anche di un generale radicamento dell’illegalità e del malaffare, lo studio mette in evidenza le conseguenze nel medio periodo per il mercato delle energie rinnovabili:

•    rischio di abuso dei fondi nazionali e europei, anche perché la maggior parte dei fondi strutturali per le Regioni dell’Obiettivo Convergenza (2007-2013 energia) non è stata ancora erogata e rischierebbe di finire per sostenere soggetti ed attività criminali;
•    riposizionamento sia del crimine organizzato che dei colletti bianchi dall’eolico e fotovoltaico verso nuove frontiere, come biomasse e riqualificazione energetica (soprattutto di edifici pubblici);
•    interdipendenza crescente tra settori contigui a quello delle rinnovabili, ad esempio il settore bonifiche ambientali per terreni destinati a impianti o il contrabbando di legname per la produzione termica;
•    sofisticazione degli schemi di riciclaggio, cui si contrappone una troppo debole attività di indagine e repressione;
•    perdita economica per lo Stato derivante non solo da corruzione, ma anche da evasione, lavoro nero, fuga dei capitali all’estero;
•    montante sfiducia da parte delle imprese nei confronti di un mercato “inquinato” da tangenti, mala-amministrazione, eccesso di burocrazia ecc;
•    progressivo impoverimento dei territori con conseguenze dannose in termini anche di occupazione;
•    aumento dei rischi per ambiente e persone

Per proteggere un mercato ancora troppo vulnerabile è necessario affrancarsi dal sostegno pubblico e valorizzare il libero mercato, capace di crescere in modo autonomo e responsabile, perché mosso da professionalità e consapevolezza.
Con regole semplici e chiare gli operatori del mercato sarebbero in grado di pianificare investimenti basati su una valutazione realistica delle opportunità del settore, in termini sia di convenienza attuale che di crescita futura.


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